MISSIONE FUORI CONTROLLO

di Pia


Quando Joe entrò nello studio del dottor Gilmore, notò subito la ragazza seduta di fronte al dottore. Era veramente bella con un’aria dolce e delicata. Pensò che fosse una sua nuova studentessa: spesso amici accademici del dottore gli chiedevano la cortesia di ospitare nel centro ricerche della BlackGost studenti di dottorato per completare le loro ricerche di biomeccanica.
-   Buongiorno, dottore. Non volevo disturbarla. So che mi ha fatto chiamare, ma torno in un altro momento, quando sarà comodo…
-   Oh 009… no! …Entra! Entra!
Era strano: il dottor Gilmore non lo chiamava mai col suo codice segreto alla presenza di estranei. Chi era quella ragazza?
-   Agente 009, ti presento l’agente 003, lavorerete insieme nella prossima missione.
Joe strinse la mano a quella ragazza un po’ incredulo: era un cyborg come lui e, a giudicare dal suo codice, lo era da più tempo di lui. Lei gli sorrise stringendogli la mano.
-   È un piacere fare la tua conoscenza, il dottor Gilmore mi ha molto parlato di te.
-   Spero solo cose buone.
-   Ottime direi.
Parlava mostrando un sorriso radioso, che lo colpì nel profondo. Aveva degli occhi cerulei, limpidi e sinceri, per nulla adatti a un agente segreto come loro.
-   Avrai capito che 003 è uno dei nostri primi cyborg, 009. Ha delle straordinarie capacità sensitive, per farla breve, 003 riesce a percepire suoni e immagini anche a grandissime distanze e attraverso praticamente tutti i materiali. Non per vantarmi, ma la tecnologia usata su di lei, le permette di ascoltare e vedere attraverso le montagne.
-   Un bel vantaggio come difesa!
003 abbassò lo sguardo, non sembrava molto contenta di quel complimento.
-   Beh certo… ma anche come strumento d’indagine. E arriviamo alla vostra prossima missione: 003 dovrà infiltrarsi nel campo di prigionia di Guantanamo come detenuto…
-   Guantanamo?! Come detenuto?! Credo di non aver capito bene…
Joe non poteva credere a ciò che aveva appena sentito! Infiltrare una ragazza… sì, ok un cyborg… ma pur sempre una ragazza, in un campo di prigionia a scopo investigativo?! Alla BlackGost dovevano essere impazziti!
-   Sì, 009, hai capito bene: dopo un adeguato “restyling”, 003 verrà reclusa a Guantanamo in modo da avere un punto avanzato di osservazione e di ascolto dei prigionieri. Abbiamo il serio sospetto che da lì siano organizzate missioni terroristiche ai danni della nostra nazione e del mondo.
Tu sarai il suo compagno di cella e la sua scorta. Abbiamo bisogno che tu mantenga la sua copertura e le faccia da angelo custode. Vedi, 009, a parte i notevoli sistemi di sensing, 003 non ha alcuna capacità fisica. Non è dotata di nessun amplificatore di forza né di velocità. È stata addestrata al combattimento come tutti gli agenti uma… ehmm… non cyborg, ma non ha capacità di attacco né di difesa elevate come le tue.
-   Capisco…
Joe si voltò a guardare la ragazza e non riuscì a fare a meno di chiedersi perché 003 avesse accettato una missione del genere.
-   Allora è deciso! Partirete domani alle 14,00 dall’aeroporto internazionale di Los Angeles per Città del Messico e da lì raggiungerete l’Havana. Arrivati all’Havana sarete scortati da nostri agenti locali fino al campo di prigionia come detenuti.
Joe si limitò ad accettare con un cenno del capo, ma dentro di sé serbava una forte inquietudine per quella missione.
-   Direi che potete andare…
Ah 009… come è andata la tua ultima corsa? Mi hanno detto che sei salito sul podio anche questa volta!
Il dottor Gilmore aveva qualcosa da aggiungere solo a lui: non gli aveva mai chiesto prima a proposito delle sue corse, anzi non ne era mai stato entusiasta.
-   È stata una splendida gara… Avevo avversari davvero temibili…
-   Col vostro permesso, io andrei…
-   Ah sì, giusto… vai pure, 003.
003 li lasciò soli. Il dottor Gilmore aspettò qualche minuto prima di cominciare a parlare apertamente con 009, che lo guardava con aria interrogativa. Il dottor Gilmore gli fece cenno di star zitto e aspettare.
-   Scusami, ma ho aspettato fosse a distanza… potrebbe ancora sentirci…
-   Incredibile!
-   Già: ha capacità incredibili e pensiamo sia stata agganciata da una cellula terroristica.
-   È per questo che volete che la scorti…
-   Non so quanto sia disposta a collaborare con loro, ma crediamo che vogliano coinvolgerla ad ogni costo, anche contro la sua volontà. Tuttavia, 003 non ha accennato ai suoi superiori il fatto di essere stata contattata e questo ha allertato la BlackGost.
-   Capisco… Ha un’aria così indifesa… Non capisco cosa ci faccia qui, come sia diventata un’agente della BlackGost…
-   È una lunga storia… fatta anche di nostri errori di valutazione, ma come sai, a certe cose non si torna indietro…

 

Joe girava per casa irrequieto, non riusciva a dormire né a pensare ad altro che a quell’assurda missione e a lei... 003 sembrava tutto tranne che un’agente segreto. Nell’anno circa che era al servizio della BG, ne aveva conosciute. Tutte esaltate pazzoidi aggressive e anche un po’… ninfomani. Non una che non avesse provato a infilarsi nel suo letto… la peggio di tutte quella Mayumi… ci aveva anche perso un po’ la testa prima di scoprire quanto fosse opportunista e subdola. Lo aveva sfruttato e fatto finire nei casini per salvare la faccia a Rainer, un’esponente di spicco del consiglio di amministrazione della BG. Fortuna che il dottor Gilmore lo aveva difeso in quell’occasione, altrimenti per lui sarebbero stati guai, e nel suo mestiere guai significano rischiare la vita.
“In che razza di casino deve essersi ficcata 003, per ricevere un trattamento del genere dalla BG?” pensava tra sé. In privato il dottor Gilmore lo aveva rassicurato: lui non sarebbe mai entrato in cella, l’avrebbe solo scortata e poi avrebbe ricevuto un’altra destinazione. “Questa missione sa più di punizione che d’incarico! Chi saranno questi terroristi che l’hanno contattata? Non mi sembra un’agente segreto, figuriamoci una terrorista! Che si sia messa nei casini anche lei per un uomo? …Beh, deve essere un uomo fortunato, la ragazza non è niente male… aveva un po’ l’aspetto da suora, ma aveva forme molto sensuali... ok, adesso sono io quello assatanato… Sii professionale, Joe, professionale! Non tutte le donne sono delle assatanate perciò… comportati da gentiluomo!” ridacchiò tra se prima di addormentarsi.

-   Buongiorno. Benvenuti su Aeromexico, avete bagagli da imbarcare?
-   No, solo bagaglio a mano.
L’hostess controllò i loro documenti, guardandoli in volto.
-   Ecco… questi sono i vostri documenti di volo: il signore preferisce corridoio o finestrino?
-   Corridoio.
-   E lei? Signorina Er…no…
-   Arnould. Finestrino, grazie.
Era strano sentire per la prima volta il suo nome. Il dottor Gilmore l’aveva sempre chiamata 003 in sua presenza.
-   Arnould… è francese o sbaglio?
Le chiese quando furono da soli.
-   Sì. Ma puoi chiamarmi Françoise, è questo il mio nome. Il mio vero nome, intendo.
Il tuo è veramente Joe Shimamura o è inventato?
-   Vero, ma come fai a saperlo?
-   L’ho letto sui tuoi documenti. Scusa, non è solo curiosità femminile, è che non riesco a chiamare le persone con un numero…
Sì, era decisamente atipica…
-   Non guardarmi così, mi fai sentire un… mostro.
Si scosse.
-   Scusa, non volevo… ero solo stupito dalle tue capacità.
Sorrise e sospirò, entrambe le cose in maniera triste.
-   Joe Shimamura… che origina ha?
-   Metà americana, metà giapponese, come me.
Sfoggiò un sorriso da casanova navigato. Joe capì che lei aveva percepito quel suo intento seduttore perché la vide spalancare gli occhi sorpresa e subito dopo abbassare lo sguardo imbarazzata.
“Che figura! Non ci posso credere… che cavolo mi sta succedendo?! Ci sto provando con lei!”. Cercò di cambiare discorso ed attegiamento.
-   Ehmm… è una lunga storia, ma avremo tanto tempo per parlarne…
-   Già… A proposito di tempo, possiamo fermarci a prendere un caffè… non credo che a Guantanamo ne servano dei migliori…
-   Certo… anche se… siamo un po’ stretti coi tempi… ma sì… Dai… velocemente…
Si diressero verso una caffetteria vicino il loro gate. 003 rigirava lo zucchero nel suo caffè con la testa evidentemente altrove.
-   Preoccupata per la missione?
-   Sì… Credo sia la più difficile che mi sia mai stata assegnata…
-   Perché hai accettato?
Alzò lo sguardo dalla sua tazza e lo guardò dritto negli occhi alzando un sopracciglio.
-   Avevo alternative?
Joe stupito fece un impercettibile balzo all’indietro. Lei lo incalzò.
-   Hai mai rifiutato una missione alla BG?
-   Ecco veramente… non mi è mai capitato… io sono abbastanza “nuovo”…
-   Sì, lo so: tu sei 009, l’ultimo “modello”, quello maggiormente perfezionato e potenziato… con capacità superiori a qualsiasi altro… o almeno così sostiene il dottor Gilmore…  Posso farti una domanda personale? Puoi non rispondere, se vuoi…
-   Spara…
-   Perché sei diventato un cyborg?
-   Non è facile spiegare… non avevo grandi alternative: avevo fatto un bel tuffo da una scogliera troppo alta e sono sopravvissuto per miracolo. L’alternativa era restare una specie di vegetale attaccato a macchine che mi permettessero di respirare e di muovermi in maniera non autonoma… questa soluzione mi ha permesso di mantenere una vita dignitosa e … anche di aiutare gli altri… noi possiamo anche salvare il mondo con il nostro lavoro…
Si sentì scrutare mentre diceva quelle cose, quasi lei cercasse qualcosa dentro di lui con la sua super vista.
-   E tu?... come mai sei diventata una spia? Scusami se te lo dico, ma non ne hai per niente l’aspetto…
-   Né le capacità…
Aggiunse lei.
-   Non volevo dire questo…
-   Non l’ho fatto di mia volontà…
-   Che intendi dire?
Chiese curioso per quell’insolita risposta.
003 non fece a tempo a rispondere che fu visibilmente distratta e turbata.
-   Che c’è?
-   C’è qualcuno
Si alzò di scatto e si allontanò dal bar. Joe la seguì in allerta. 003 si infilò in un locale di servizio e scese delle scale fino al piano inferiore. Joe la seguiva a distanza ravvicinata.
-   Sono qui.
-   Chi?
003 si faceva largo nella folla, coprendosi il volto con una mano. Joe sentiva il cuore rimbalzargli in petto fortissimo, si guardava in giro, ma non riusciva a vedere nulla di sospetto. 003 cambiò di colpo direzione e poi ancora e poi si bloccò di fronte ad un ragazzo alto dai capelli rossi. Sembrava un normalissimo ragazzo, della sua stessa età.
-   No, Jet, ti prego, non qui… è pieno di gente innocente…
-   Ciao, Françoise… tranquilla, non voglio fare del male a nessuno
Le disse puntandole una pistola contro. Joe avrebbe potuto portarla via con la sua super velocità, ma avrebbe lasciato scoperto quel posto pieno di gente. Le si parò davanti, facendole scudo col suo corpo e sfoderando anche lui la sua pistola.
-   Metti giù quella pistola e nessuno si farà male!
Gli intimò.
-   Tu saresti 009… non sembri granché…
Quel ragazzo alzò la pistola verso l’alto e sparò al soffitto. La gente in panico scappò via, lasciandoli soli.
Sorrise beffardo allo sguardo di rimprovero di 003. Azionò i dei super reattori posti sotto le sue scarpe e l’afferrò a volo, trascinandola via cogliendo di sorpresa Joe, che immediatamente azionò la sua super velocità e si lanciò all’inseguimento. Non poteva sparargli: rischiava di colpire la sua partner. Dal canto suo, il ragazzo non provò neanche a colpirlo. Sembrava solo volerlo prendere in giro e giocare al gatto e al topo.
-   Vediamo un po’ che sa fare il tuo amico…
Portò 003 in cima ad un edificio poco distante dall’aeroporto, lasciandola sul tetto spiovente, senza alcun modo di poter scendere e si tuffò contro 009.
Joe accettò la sfida e presero a colpirsi a mani nude in un corpo a corpo che avrebbe decretato un solo vincitore. Dopo poco, il ragazzo stava per soccombere sotto i colpi di Joe, quando il grido di 003 lo attirò. Stava cadendo dal tetto e si reggeva solo con le mani attaccata alla grondaia ormai penzolante. La grondaia si staccò e 003 precipitò nel vuoto. Joe azionò la sua super velocità per prenderla al volo. Quando si voltò, il ragazzo era sparito.
Ancora ansimante le chiese spiegazioni.
-   Chi era?

 

Dopo lo scontro, l’aeroporto era stato messo a soqquadro dalla polizia e la maggior parte dei voli erano stati cancellati. Joe e Françoise avevano preso a noleggio un’auto per raggiungere l’aeroporto di S. Diego, da cui avrebbero preso il primo volo per il Messico. In auto Françoise gli stava parlando del ragazzo con cui aveva ingaggiato battaglia. Si chiamava Jet Link e, come aveva capito subito, era un cyborg come loro. Quando lavorava alla BG era conosciuto come l’agente 002.
- Possiede dei reattori jet innestati nelle gambe che gli consentono di volare fino a velocità di mach 15. Ovviamente, il suo fisico è stato potenziato per sopportare una tale velocità, ciò lo rende molto forte anche nel combattimento corpo a corpo.
- Ma non abbastanza per me…
- Già… ho notato… e deve averlo notato anche lui…
Françoise sorrise compiaciuta.
- Grazie per avermi aiutata…
- Non devi ringraziarmi: proteggerti è la mia missione…
- Il dottor Gilmore aveva ragione sul tuo conto…
- A proposito di cosa?
- Hai delle grandi capacità… Spero che tu le utilizzi al meglio, e non solo per dare una lezione ad uno sbruffone come Jet.
- Sembra che tu lo conosca bene…
- Abbiamo lavorato insieme tempo fa…
- E ora? Che cosa vuole da te? Perché quella scenata nell’aeroporto?
- Che lasci la BlackGost, così come hanno fatto lui e gli altri…
- Altri?...
Françoise si ammutolì. Era evidente che sapeva molto di più di quello che diceva. Probabilmente non sapeva se fidarsi di lui…
- 003… Françoise… devi fidarti di me… lo so che ci conosciamo appena, ma, credimi, se sei nei guai con quella gente, io posso aiutarti…
Françoise scosse la testa.
- So cosa ti hanno detto alla BG… che sono dei terroristi… ma non è la verità… credimi…
- E tu sei sicura di conoscere la verità? Non credi che possano averti ingannata?
Françoise si voltò a guardarlo e gli parlò molto seriamente.
- Joe… io riesco a sentire il tuo battito cardiaco, a vedere ogni impercettibile movimento della tua pupilla e del tuo viso… devi essere molto bravo per mentirmi…
Joe aspettò qualche minuto prima di chiederle altro. Un milione di domande affollava la sua mente. Chi erano “gli altri”? Altri cyborg come loro? Se c’era uno 002 e una 003, probabilmente c’era tutta una serie di cyborg 00. Dove erano gli altri? Avevano tutti lasciato la BG? Erano diventati quei terroristi di cui il dottor Gilmore gli aveva parlato? E come faceva Françoise a sapere cosa gli avevano detto alla BG? Aveva sentito la conversazione tra lui e il dottor Gilmore? Se fosse stato così, allora sapeva anche che lui l’avrebbe scortata solo fino a L’Havana e poi si sarebbe trovata da sola a Guantanamo. Joe non riusciva ancora a capire perché lo facesse. Era vero che era stata costretta dalla BG? Dopo un po’ si decise a chiederle qualcosa a proposito di 002.
- Perché 002 ha lasciato la BG?
- Volevano arrestarlo dopo l’attentato di Boston durante la maratona ad Aprile… Fu ritenuto responsabile dell’accaduto…
- È stato lui a mettere le bombe?
Françoise scosse la testa.
- Era a capo del servizio di sorveglianza. C’ero anch’io e riuscii a individuare tutte le bombe…
- Stai parlando delle due bombe esplose?
Scosse ancora la testa, i suoi occhi s’inumidirono.
- Erano molte di più… Due sono quelle esplose…
Aggiunse con un groppo alla gola.
- Riuscimmo a smantellarne molte prima della loro attivazione, ma erano dispositivi a tempo e una volta attivate, non era possibile disinnescarle. Una si attivò proprio vicino all’arrivo. Se ne occupò Jet in persona, che si sollevò in volo portandola via.
Jet non tornò indietro ad aiutarmi con le altre ed io… non arrivai in tempo… fui scaraventata a terra dalla prima esplosione e … ripresi i sensi solo dopo la seconda esplosione. Erano morte tre persone… un ba…mbino…
Joe non ce la faceva a vederla così. Riusciva a sentire tutta la sua sofferenza, era incredibile quanto fosse entrato in empatia con quella ragazza. Si voltò verso di lei mentre guidava. Le prese una mano.
- Non è stata colpa tua!
Le disse dolcemente. Contrariamente a quanto si aspettasse, lei non si irrigidì per quel tocco. Si calmò. Si staccò lentamente da lui. Si asciugò una lacrima.
- Scusa. Sono un disastro di spia.
- Esiste la seria possibilità che tu non sia tagliata per questo lavoro…
Le disse scherzoso per sdrammatizzare.
- Già…
- Forse non ha tutti i torti 002 a voler farti lasciare la BG… se è solo questo che vuole…
La guardò di nuovo dritta negli occhi, cercandovi un cenno a conferma di quanto gli aveva detto il dottor Gilmore. Françoise si morse il labbro e distolse lo sguardo da lui. Non aveva voglia di continuare quella conversazione e per il momento Joe decise di lasciar stare. Riprese a tenere lo sguardo incollato sulla strada, ma i suoi pensieri erano bloccati su di lei. Lo tormentava l’immagine di quella fragile ragazza chiusa in una cella di massima sicurezza. Lui c’era stato in prigione… Col suo passato da ragazzo di strada, a fare la spola tra orfanotrofio e riformatorio, sapeva benissimo quali abomini potevano essere compiuti in una prigione. Non lo aveva detto a 003, ma era proprio per scappare di prigione che aveva fatto il tuffo, che lo aveva portato a diventare un cyborg. Ora la sola idea della prigione gli dava i brividi.
Anche Françoise era assorta nei suoi pensieri, ma d’improvviso qualcosa destò la sua attenzione.
- Che succede?
Joe si accorse che nella corsia centrale dell’autostrada le auto sbandavano improvvisamente come per deviare un ostacolo.
- È 005!
- Coooosa?!?!?! Un altro? È pazzo!?! Cosa ci fa nel mezzo dell’autostrada?!
Poche centinaia di metri dopo, Joe vide un’enorme figura piazzata di fronte a lui e capì perché non avesse paura delle auto. Doveva essere alto almeno due metri ed era grosso come una montagna. Non accennava a spostarsi dalla sua traiettoria, nonostante Joe gli puntasse contro con l’auto.
- Joe! Cosa vuoi fare?
- Non preoccuparti, si sposterà…
Françoise si aggrappò al suo sedile preparandosi all’impatto ormai inevitabile. Joe era determinato a non cambiare direzione. A meno di un metro da loro, però, 005 fece un balzo ed atterrò direttamente sul tettuccio dell’auto. Joe prese a sbandare per cercare di disarcionarlo, ma il gigantesco cyborg non sembrava smuoversi. Improvvisamente un pugno sfondò il tettuccio facendo apparire un’enorme mano tra i due. A mani nude lo divelse proprio sulla testa di Françoise. Joe estrasse la sua pistola. Françoise non fece a tempo ad urlargli di non sparare, che due colpi partirono dalla sua pistola e rimbalzarono sul petto dell’energumeno in direzione di lei. Uno dei due colpi la colpì ferendole una gamba. Joe fu basito: quell’essere era capace di deviare i proiettili! Per non parlare del fatto che aveva involontariamente e imprevedibilmente ferito 003. 005 approfittò di quel suo attimo di esitazione per estrarre Françoise dall’auto tirandola su con tutto il sedile. Balzò via dall’auto e oltrepassò il guardrail con Françoise in braccio. Salì a bordo di una jeep insieme dove lo aspettavano altri due uomini e si avviarono lungo stradina secondaria.
Joe mandò l’auto in testa-coda sull’autostrada invertendo la marcia. Si lanciò all’inseguimento, schivando le auto che gli venivano contro. Sfondò il guardrail e prese anche lui la stradina secondaria su cui si era allontanata la jeep.
Non voleva speronarli o sparargli contro per paura di ferire di nuovo 003, ma stava loro incollato per non perderli. Li seguì finché non si fermarono nei pressi di uno strano campo, circondato da una doppia barriera di filo spinato elettrificato. In lontananza s’intravedevano alcuni edifici, alcuni con ampie finestre, altri completamente privi.
005 scese dalla Jeep. Joe lo puntò di nuovo con l’auto, deciso stavolta a metterlo sotto.
A 005 bastò appoggiare a volo la mano sul cofano anteriore per far carambolare l’auto di Joe fuori strada sottosopra.
Si tirò fuori dalle lamiere dell’auto ormai distrutta. Era illeso, ma aveva perso la sua pistola. Si scagliò con tutte le sue forze contro 005. Il gigantesco cyborg parò il suo colpo con le mani, ma fu costretto a slittare indietro di alcuni metri.
Joe non si era mai trovato di fronte ad un avversario del genere ed era incredulo della sua stessa forza. Si fronteggiarono per molto tempo a mani nude. Entrambi gli avversari sembravano molto provati dalla lotta, ma 005 sembrava stesse per cedere. Così un altro dei due uomini a bordo della jeep si decise ad intervenire, scendendo dall’auto.
Era pallido ed albino, aveva un ghigno di soddisfazione stampato sul volto. Joe lo fissò ansimante e sudato. Cosa lo aspettava? Si guardò intorno e si accorse di non avere alcun riparo. L’uomo si tolse un guanto e con gran stupore, Joe vide che la sua mano destra era stata trasformata in una specie di mitragliatrice, con una canna per ogni dito.
Gli sparò. Joe coprì d’istinto il volto, pensando che per lui fosse ormai la fine.
Il suo sgomento, quando si rese conto che i proiettili gli rimbalzavano contro, facendogli a malapena il solletico, fu enorme. Prima di allora gli era già capitato di dover schivare proiettili, ma aveva sempre trovato riparo o eluso il problema con la sua supervelocità. In quell’occasione, i suoi avversari stavano fruttando il fattore sorpresa alla grande e le sorprese non riguardavano soltanto loro, ma anche se stesso.
Si riprese e si scagliò contro l’albino, che cercò di colpirlo ancora da distanza ravvicinata. Joe gli afferrò la mano metallica e la stritolò, deformandone le canne e rendendola inutilizzabile. L’avversario, allora, lo tagliò sull’avanbraccio con cui lo bloccava con una lama innestata nella mano sinistra. Joe lo colpì con un calcio al petto, scagliandolo lontano da lui. L’albino finì a terra. Si rialzò lentamente, poggiando un ginocchio per terra e puntandolo stranamente con l’altro. Fu allora che 003 si divincolò dall’uomo di colore che la sorreggeva per un braccio e che stava assistendo con lei alla scena. Si scagliò contro l’uomo inginocchiato dal quale partì un missile che sfiorò Joe. Il missile colpì il campo alle loro spalle, facendo scattare assordante l’allarme generale.
- Sei impazzito, Albert?
Gli urlò 003, che era finita a terra. La ferita alla gamba le dava problemi a rialzarsi.
L’uomo, che 003 aveva chiamato Albert, l’aiutò a rialzarsi.
- Tranquilla, Françoise… volevo solo vedere quanto fosse forte il tuo nuovo amico…
- Sparandogli contro un missile?!
- E che sarà mai per uno come lui… tu piuttosto, sei pallida…
Ehi tu! Bamboccio! Ha perso molto sangue… per colpa tua!!! Cerca di farla medicare, ok?
Joe non riusciva a capire che cosa stesse succedendo. I cyborgs saltarono di nuovo sulla jeep e andarono via lasciando 009 e 003 davanti quel campo. Dopo pochi secondi si ritrovarono circondati da uomini che gli puntavano fucili contro.
- Lasciate le armi ed arrendetevi. Questa è una divisione speciale della BlackGost!

Joe era particolarmente agitato. Aveva scoperto che il campo, a cui lo avevano condotto i cyborg 00, era un centro di ricerche avanzate della BG. Quando il missile deviato da 003 era finito nel centro ricerche, l’allarme generale era scattato e si erano ritrovati circondati da guardie armate della stessa BG. Aveva dovuto spiegare loro che anche lui e 003 erano della BG e che erano in missione. Aveva chiesto loro aiuto per medicare 003, ma in un primo momento non sembravano intenzionati ad aiutarli. Solo quando era stato identificato come l’agente 009, gli agenti BG avevano completamente cambiato atteggiamento e li avevano condotti in infermeria. Tuttavia, Joe restava in uno stato di agitazione. Girava su e giù per l’infermeria, mentre 003 era distesa su un lettino, cianotica e dolorante, e nessuno si decideva a venire a medicarla.
- Ma quanto diavolo ci mettono?
- Va tutto bene, ormai siamo al sicuro…
- Non va tutto bene! Perché non vengono a medicarti?
- Sto bene… è solo un colpo di striscio…
- Non stai bene…
Joe si accostò al lettino. Capì che 003 voleva tranquillizzarlo, ma lui si sentiva terribilmente in colpa.
- Non so come scusarmi… è stata tutta colpa mia… se solo ti avessi ascoltata… mi avevi detto di non sparare…
- Non darti pensiero… è successo tutto troppo in fretta…
- Avrei potuto ucciderti…
- Ma non l’hai fatto! Ora vediamo di non farne un dramma…
003 gli sorrideva dolcemente. Joe si sentiva molto rassicurato da quel suo attegiamento. Non c’era abituato. In vita sua era sempre stato colpevolizzato e punito severamente per i suoi errori e a volte anche per colpe altrui… Anche Mayumi una volta era andata fuori di cervello per un suo errore senza alcuna conseguenza. Se al posto di 003 ci fosse stata lei, di sicuro l’avrebbe colpevolizzato fino al resto dei suoi giorni e anziché soffrire in silenzio come stava facendo Françoise, sarebbe stata una continua imprecazione.
Un uomo con un camice irruppe nella stanza e nei suoi pensieri.
- 009! Ragazzo mio! Che piacere rivederti!
L’uomo gli strinse la mano come avrebbe fatto con il suo cantante preferito.
- Salve… dottor…?
- Gamo. Sono il dottor Gamo e sono uno degli scienziati che ti ha trasformato in cyborg… tu sei il mio orgoglio, il mio capolavoro, la mia nona sinfonia!
Joe era imbarazzato da quell’atteggiamento del dottor Gamo. Sì… ok… gli aveva salvato la vita trasformandolo in un cyborg… ma quell’uomo lo trattava più come un esperimento ben riuscito che come una persona e questa cosa proprio non gli piaceva.
- Dimmi tutto. Come mai sei qui? Cos’è questa ferita al braccio?
- Ho avuto uno scontro in missione…ma non è nulla… la mia compagna ha bisogno di cure…
Joe gli indicò Françoise, ma Gamo non la degnò di uno sguardo.
-Aaaah! Lascia perdere quella lì! Se sei interessato a quel tipo di tecnologia, posso istallartela… basterà una piccola operazioncina agli occhi, alle orecchie e al cervello…
“Quella lì? Istallarmela? Piccola operazioncina? Quest’uomo è pazzo!”
La reazione di Gamo lo disgustò. Come poteva trattare lui e Françoise in questo modo?
- Lasci stare… va benissimo così…
- Tzè! Contento tu… 003 è solo una zavorra per uno come te, con le tue capacità…
- Le ripeto che va benissimo così!
Joe gli rispose in maniera molto seria e dura. Gamo non sembrò gradire la sua risposta e qualcosa in essa lo turbò. Divenne sospettoso di qualcosa. Lo scrutò ed indagò.
- Chi ti ha fatto questo taglio?
- I particolari delle nostre missioni sono top secret, dottor Gamo. Dovrebbe saperlo…
003 aveva risposto per Joe, attirando l’attenzione di Gamo, che si rivolse a lei per la prima volta da quando era entrato nell’infermeria.
- 003… quanta tecnologia … e bellezza… sprecata…
 Sai, 009, per il progetto 003 avevano chiesto una bella ragazza, sensuale e raffinata, perché fosse la spia perfetta. Si sarebbe infilata nei letti giusti e da lì avrebbe ascoltato e visto tutto. Quando l’ho vista la prima volta, ho pensato che fosse perfetta: con un fisico forte e ben allenato e la sua bellezza e grazia a fare da contorno perfetto al mio esperimento. Ma la nostra 003 si è indispettita per il suo rapimento e si è sempre rifiutata… Per cui tutto il mio ingegno è risultato completamente inutile alla BG, sebbene per me la sola sopravvivenza all’operazione era già un risultato scientifico importantissimo! Alla BG non mi hanno mai riconosciuto alcun risultato per colpa sua…
- Non ho chiesto io di diventare un cyborg…
- Sì sì… sempre con questa storia… la BG ti ha proibito di farmi causa, quindi rassegnati… E poi… io ti ho istallato la migliore tecnologia di sensing al mondo, che sarà sul mercato tra 20, anzi 30 anni. Dovresti ringraziarmi.
Françoise non rispose, ma la sua espressione di disprezzo diceva tutto. Joe era allibito per quella conversazione a cui aveva assistito. Allora 003 diceva sul serio quando affermava che non era stata una sua scelta diventare un cyborg… Rapita, trasformata in cyborg e poi le avevano chiesto di andare a letto con chissà chi… Quella storia era shoccante per lui! E la BG… anziché arrestare un pazzo come Gamo… aveva impedito lei di denunciarlo?!?!… probabilmente per motivi di sicurezza nazionale…
Gamo frugò in un armadietto e tirò fuori una bomboletta spray. L’agitò ed andò verso Joe.
- Permetti?
Chiese tanto per dire. In effetti, gli aveva già scoperto l’avanbraccio e gli stava spruzzando una specie di schiuma giallastra sulla ferita. La ferita di Joe era poco profonda, aveva tranciato qualche fascia dei suoi muscoli sintetici e si intravedevano alcuni microcircuiti innestati in essi. A Joe sembravano i segni di una strana infezione che aveva preso forma nel suo corpo, ma il suo non era un corpo umano per quanto la sua mente rifiutasse l’idea. La schiuma del dottor Gamo ricoprì la ferita, la curò immediatamente e rigenerò tutti i tessuti, compresa la pelle, nel giro di pochi secondi e senza lasciare alcuna cicatrice. Joe era visibilmente sorpreso.
- Niente male eh? È una delle mie ultime invenzioni…
- È portentosa! Funziona anche per tessuti non artificiali?
- Certo! Ma ne innesta uno artificiale, se così vogliamo chiamarlo. In realtà ne è la sintesi ad essere artificiale ma il tessuto è praticamente identico a quello umano.
- Fatta eccezione per i micro e nano sistemi innestati…
Intervenne acidamente 003.
- Non mi aspetto che una ragazzetta col tuo cervello possa capire un genio come me…
- Dottore, ma questa schiuma potrebbe salvare vite umane! È una vera innovazione! Quando sarà commercializzata?
- La BG detiene i miei brevetti, la metteranno in commercio quando vorranno… se vorranno… ma per ora tengono chiuso a chiave il segreto… Aiutami a tenerla ferma…
Disse a Joe avvicinandosi a 003.
- Che vuole farmi?
- Che domande! Curarti!
- Temo che su tessuti umani generi una reazione leggermente dolorosa… ma se stai ferma non te ne accorgerai neanche…
Joe si avvicinò e abbracciò 003. Notò che la ferita di 003 era diversa dalla sua: era in tutto simile ad una ferita umana. Era così preoccupato per lei che avrebbe fatto del suo meglio per tenerla ferma.
- Purtroppo ho finito l’anestetico…
Disse spruzzando la schiuma sulla gamba di 003, che urlò di dolore e cercò di dimenarsi senza riuscirci, stretta da Joe. Strinse i denti sentendo suo il dolore di lei.
- Maledetto! È nell’armadietto…
- Davvero? Sei sicura? Ahaha…

 

Il telefono del dottor Gilmore squillò. Era un numero interno alla BG.
- Pronto?
- Che diavolo ci fa 009 in giro con 003?!
- Gamo…
Riconobbe la voce del suo ex-collega.
- Sono in missione per la BG… non devi sapere altro…
- Tzè… e la BG lo sa?
- Ovvio!
- Vedremo!
Gamo attaccò così come aveva chiamato, senza salutare neanche.
Il dottor Gilmore sospirò.
- Ivan…
Un neonato apparve fluttuante alle sue spalle.
- Sì dottore… è giunto il momento.
Il dottor Gilmore era molto turbato.
- Non si dia pensiero, dottore. Se c’è qualcuno che può riuscire in questa missione è 003.
- Lo spero, Ivan… lo spero… ne va della sua vita! Ed io la sto abbandonando…

 

Joe aveva chiesto ed ottenuto una nuova auto per raggiungere l’aeroporto di San Diego ed aveva lasciato il centro ricerche portando con sé un carico eccezionale di perplessità. Cercava di capire cosa fosse successo, partendo dal motivo per cui s’era trovato proprio lì. Cominciò a pensare che i cyborgs 00 avevano portato 003 fino alla soglia di quel centro ricerche perché lei rincontrasse il dottor Gamo. E doveva dar loro atto che quella era stata una mossa da maestro! Se il loro intento era quello di allontanare 003 dalla BG, non c’era modo migliore che farla incontrare con colui che l’aveva fatta rapire e trasformare! Quell’uomo era veramente abominevole! Non aveva la minima idea di cosa fossero etica e rispetto della persona umana! Joe si voltò a guardarla. Le sue considerazioni su quella ragazza avevano cambiato direzione. Dal primo momento che l’aveva vista, aveva provato una strana sensazione di protezione nei suoi confronti. L’aveva vista così dolce e fragile, ma ora si rendeva conto della sua enorme forza di carattere. Non era da tutte ritrovarsi in una situazione del genere ed avere ancora voglia di aiutare l’umanità…
003 dal canto suo si era completamente ammutolita dopo l’incontro con Gamo. La gamba era completamente guarita, ma era spossata e con la testa altrove.
- Gamo è veramente un uomo spregevole… ma non tutti alla BG sono così, Françoise…
- Ah no?
- Il dottor Gilmore mi sembra una persona molto diversa da Gamo… io mi fido di lui… mi ha tirato fuori da un bel pasticcio e credo di dovergli la vita.
- Il dottor Gilmore ha partecipato insieme a Gamo alla trasformazione di molti di noi cyborg 00. Non sapeva che io e gli altri eravamo stati rapiti o raggirati per essere trasformati in cyborg. Quando ha saputo, se n’è pentito ed ha deciso di trasferirsi al reparto intelligence. Solo in seguito la BG ha deciso di trasformare in cyborg solo gente volontaria…
- Rapiti… ancora non ci posso credere! Come può Gamo aver fatto una cosa del genere?
- Ha fatto di peggio… ha trasformato in cyborg il suo stesso figlio… un bimbo di soli quattro mesi…
- Non posso crederci!
- Ma è la verità… L’ha dotato di un super cervello con poteri telecinetici e telepatici; l’ha chiamato 001, il suo primo esperimento... Ma Ivan ha poi scelto di allontanarsi dal padre insieme al dottor Gilmore con cui tuttora vive.
Joe si rinchiuse in un silenzio tombale. Come poteva un padre fare una cosa del genere al proprio figlio?! Lui che il padre non lo aveva mai conosciuto, s’immaginava quella figura in maniera diversa!
Cominciava a non biasimare più i cyborg ribelli… probabilmente una testa calda come lui al loro posto avrebbe fatto lo stesso… anche se… diventare un terrorista, mettersi dalla parte opposta al bene… no, quello non l’avrebbe fatto mai! La scelta di 001 e di 003 di restare alla BG nonostante quello che gli avevano fatto… faceva loro onore!
- Parlami degli altri… Chi sono? Chi erano prima di diventare cyborg? E chi è rimasto alla BG?
- Della serie 00 solo Ivan ed io siamo rimasti.
002 era un ragazzaccio di strada, un delinquente che ha scelto la BG per evitare la galera… salvo poi scoprire che era stata la stessa BG a farlo accusare, ma chi avrebbe mai creduto ad un ladruncolo di strada?
Joe si morse un labbro… capiva bene la sensazione. Quella sembrava la storia della sua vita…
- 004 era quasi morto in un incidente stradale, lo hanno dovuto ripescare dalle lamiere e letteralmente ricostruire. Stava scappando dal suo autarchico paese insieme alla sua giovanissima moglie. Lei non ce l’ha fatta…
005 un nativo stanco di vivere in una riserva…
006 e 007 due falliti sull’orlo del suicidio… uno perché non era stato in grado di curare la sua famiglia in un’estrema provincia della Cina colpita da una forte carestia; l’altro per delusioni sul lavoro era diventato un alcolista. Di entrambi la BG non ha alcuna notizia dall’attentato di Boston… né fanno parte dei ribelli. Sono spariti…
Infine 008, attivista e ribelle nel suo paese in Africa, pensava che la trasformazione avrebbe aiutato la sua causa… ma non è stato mai inviato in Africa… tuttora il suo resta un paese fuori dagli interessi della BG.
E poi ci sei tu… 009… che ti metti a fare cose spericolate come tuffarti da una scogliera…
Non gli piacque il tono canzonatorio con cui stava parlando di lui… Ma non poteva biasimarla… rispetto a quello che le aveva appena raccontato, la sua doveva sembrare la storia di un ragazzetto senza giudizio…
- Mi inseguivano…
Le rivelò. Lei non sembrò smuoversi a quella rivelazione. La guardò cercando di coglierne i pensieri. Erano arrivati. Rimasero lì fermi a fissarsi e studiarsi a vicenda, finché lei non interruppe quel silenzio.
- Joe… all’aeroporto ci sono alcuni cyborg della serie 00, diversi agenti della BG e un cyborg per me sconosciuto… attendono tutti noi… non so cosa accadrà quando entreremo…

 

Joe e Françoise avevano lasciato l’auto in un parcheggio poco distante dall’aeroporto e se ne erano allontanati con un autobus senza essere intercettati da nessuno, né amici né nemici. Dovevano evitare un nuovo scontro come quello nell’aeroporto di Los Angeles, se volevano arrivare in Messico in aereo, altrimenti avrebbero solo messo fuori uso un altro aeroporto civile. Era ormai sera e Joe aveva pensato di tornare in aeroporto l’indomani mattina, anche per lasciare che 003 riposasse. Era molto provata sia emotivamente che fisicamente. Si fermarono a un motel, squallido abbastanza da tenere lontani coloro che li cercavano, ma sufficientemente vicino all’aeroporto.
- Ci dia due camere per questa notte, per favore.
Il corpulento tizio alla reception li squadrò da capo a piede. Indossava una canotta bianca lacera e sporca. Fumava e leggeva un giornaletto di dubbio gusto.
- Ne ho una sola…
Disse con sufficienza.
Joe si voltò verso Françoise, che fece un cenno di assenso col capo.
- La prendiamo.
Il tizio prese delle chiavi da un cassetto e senza smettere di fumare si rivolse a Joe lanciandogliele.
- Numero 9; primo piano. Sono 50 dollari. Pagamento in anticipo. E dovete lasciarmi un documento.
- Questi sono i 50 dollari… e questo il documento…
Gli disse Joe allungandogli una banconota da 100 dollari extra. L’uomo intascò senza battere ciglio.
- Benvenuto, Signor Franklin!
Squadrò ancora la ragazza con fare lascivo. Abbassò la voce cosicché lei non lo sentisse.
- Dovresti ringraziarmi, amico… è proprio un bel bocconcino…
Poi riprese il tono normale, mentre i due si dirigevano in camera.
- Se ti serve aiuto… vengo a darti una mano di persona… ahahaha!
Joe si irritò in maniera incontrollata, stava per tornare indietro a dagli una lezione, quando Françoise lo strattonò per un braccio.
- Cerchiamo di non attirare l’attenzione…
Ovvio… aveva sentito tutto… Una bella ragazza come lei… col suo udito… beh… doveva averne sentite di peggio!
La camera era fatiscente e ridicolmente piccola, a malapena ci entrava il letto. Era uno di quegli squallidi posti in cui la gente si incontrava per fare sesso con un amante occasionale o per portarci una prostituta. Joe si vergognava di averla portata in un posto del genere, ma avevano poco da scegliere e quel tipo di motel avrebbe dato loro la miglior copertura possibile…
- Tu sistemati pure in tranquillità. Io vado a comprare qualcosa che possa aiutare a farci passare inosservati domani mattina in aeroporto… dobbiamo entrambi cambiare look…
Françoise si limitò ad acconsentire con un cenno del capo. Joe la lasciò sola.

 

Quando rientrò in camera, non vide subito Françoise, ma sentì la sua voce alterata venire dal bagno.
- Non lascerò la mia missione! Non l’abbandonerò!
Joe fece irruzione con una spallata alla porta e impugnando la sua pistola.
Françoise sobbalzò sorpresa e arrossì di botto. Era sola, indossava solo un telo striminzito e aveva i capelli bagnati. Era evidentemente da poco uscita dalla doccia. Non aveva il cellulare con sé. Inoltre, il bagno era minuscolo e non aveva finestre, nessuno poteva essere uscito da lì.
- Con… chi parlavi?
Le chiese, mentre i suoi occhi non riuscivano a fare a meno di ammirarne rapidamente le forme. Il telo copriva solo parzialmente i seni e lasciava tutte le cosce scoperte quasi fino all’inguine… Dovette deglutire e forzarsi a guardare altrove.
- Parlavo… allo specchio…
Disse imbarazzata, abbassando gli occhi…
- Scusami, sono troppo nervoso… non… non volevo spaventarti… né irrompere così… perdonami…
Joe era visibilmente imbarazzato… Doveva averlo preso per una specie di maniaco… tra i sorrisetti che le aveva riservato, il motel in cui l’aveva portata e ora questa cosa imbarazzante…
Attese seduto sul letto che lei si rivestisse in bagno pensando a quanto doveva sembrarle un idiota totale.
Quando uscì, lei si limitò a sorridergli.
- Scusami ancora.
- Non è successo niente… Che cosa hai comprato?
Sbirciò nelle shopper che Joe aveva posato sul letto.
- Alcune cose per evitare di essere riconosciuti…
Françoise prese un paio di occhiali da sole e li indossò.
- Come sto?
Cercò di alleggerire la situazione. Joe le sorrise.
- Bellissima, come sempre.
Le rispose in maniera innocente con tono ancora mortificato. Lei si ributtò con la testa nelle shopper. Pescò un colorante per capelli.
- Biondo miele… e con questo che ci dovrei fare? Non credo sarebbe una grande trasformazione!
Joe le prese il colore dalle mani.
- Infatti, non è per te!
- Ah!

 

Quando tolse l’asciugamano dalla testa e si guardò allo specchio, gli venne quasi un colpo. Era passato da un castano scuro a un biondo chiaro e il ciuffo, che di solito portava spostato in avanti, gli sembrava ancora più voluminoso. “Meglio così… potrò nascondermici alla prossima figuraccia…”.
Uscì dal bagno rivolgendosi a lei.
- Come…
sto…
La domanda gli morì tra le labbra: Françoise s’era addormentata.
“ok… così sarà meno imbarazzante mettersi a letto con lei…”
Si sdraiò sull’altra parte del letto, ma si sentiva agitato e non riusciva a prendere sonno. Guardò in direzione della TV: era certo che se l’avesse accesa, sarebbe apparso un canale porno! Dalle camere affianco provenivano rumori inequivocabili e molesti. “Che situazione!” Si voltò a guardarla. Era bella e innocente come un angelo. “Pare proprio che tu ed io siamo gli unici a non darci da fare stasera!” Lo sfiorò una fantasia con lei e lui che si rigiravano tra le lenzuola. “Sta buono, Joe. Sta buono!”

 

Fu risvegliato da un lento movimento di lei. Cercava di sottrarsi al suo abbraccio senza svegliarlo. Evidentemente nella notte era diventata il suo cuscino. Decise di fingere di dormire per evitare altre scuse imbarazzanti. Sentì i suoi passi e il rumore della porta del bagno che si chiudeva. Riaprì gli occhi. Doveva assolutamente concentrarsi sulla missione. Si rialzò e aprì le tende per fare entrare luce nella camera. Si sarebbero cambiati e diretti in aeroporto. Lì si sarebbero mossi separatamente: prima lei e poi lui l’avrebbe seguita a distanza. Avrebbero fatto check-in da soli e si sarebbero visti solo al gate.
Quando Françoise uscì dal bagno lo guardò sorpresa e si ricordò solo allora di aver drasticamente cambiato colore dei capelli.
- Buongiorno!
- Buongiorno! Allora… che ne pensi?
Passò una mano nei capelli per sistemarsi il ciuffo.
- Un bel cambiamento! Stai bene… molto bene…
Le sorrise, ma rimase concentrato.
- Dobbiamo cambiare il nostro aspetto. Vorrei che tu indossassi l’abito che ti ho comprato, gli occhiali da sole e che legassi i capelli… una coda di cavallo o uno chignon …
- Ok
- Io dovrò dismettere questa divisa alla “blues brothers”…
- Ahaha… non ci avevo mai fatto caso, ma in effetti… la divisa della BlackGost è proprio identica a quella indossata dai blues brothers!

 

- Uhmm… Siamo sicuri che così passerò inosservata?
Joe non capiva il perché, ma Françoise aveva una faccia molto riluttante all’idea di uscire con quel vestito. Joe aveva comprato per lei qualcosa di non volgare, ma che la rendesse terribilmente sexy, cosa per lei talmente insolita che l’avrebbe resa poco riconoscibile anche a chi la conosceva da tempo. Eppure era una bellissima ragazza, molto femminile… perché si sentiva a disagio con quel vestito? Pensò di incoraggiarla con un complimento.
- Inosservata no. Ma ti posso assicurare che guarderanno tutto fuorché la tua faccia…
Françoise si morse il labbro e si strinse tra le braccia coprendo inconsciamente l’abbondante scollatura. L’aveva presa evidentemente alla larga, ma quel vestito proprio non le andava giù…
- Questo è… proprio quel genere di cose che mi sono sempre rifiutata di fare per la BG…
“Ecco il punto! Quanto sono stato stupido!”
Joe abbassò lo sguardo colpevole per l’ennesima volta nei suoi confronti… Come aveva potuto dimenticare l’incontro con Gamo? Come gli era venuto in mente di farle un complimento del genere!? Non era solo un ragazzaccio di strada. Era un deficiente, era ufficiale. Joe aveva pensato veramente che la sua fosse una buona idea: con quel genere di vestito, gli occhiali da sole, i capelli raccolti e un’adeguata andatura, avrebbe ingannato anche sua madre… ma lei sembrava quasi spaventata all’idea e non voleva certo forzarla.
- Ascoltami, Françoise… sono stato uno stupido a non considerare quest’aspetto… e ti chiedo scusa. Se non vuoi indossare questo vestito, non devi farlo. Le mie non erano cattive intenzioni, spero che tu mi creda. Ho solo pensato che con quel genere di vestito, gli occhiali da sole e i capelli raccolti, avresti ingannato tutti… Ma questo non importa, se tu non vuoi. E ti assicuro che io sono pronto ad affrontare un nuovo scontro in aeroporto e a difenderti fino alla fine.
Françoise lo guardò dritto negli occhi. Sospirò.
- Non voglio aumentare i rischi di questa missione… Non voglio che tu sia in pericolo per colpa mia…
Sospirò ancora, poi si guardò allo specchio.
- Ok… andiamo…

 

Arrivarono in aeroporto con un bus da cui scesero separatamente. Françoise incedeva sicura in aeroporto e lui la seguiva a distanza. Riceveva sguardi ammirati e bramosi dagli uomini e pieni d’invidia dalle donne. Joe sorrideva sornione: stava andando tutto bene… Poi intravide un capannello di agenti della BG nella loro divisa da “blues brothers” e temette che facessero saltare la loro copertura. Françoise lo sorprese, mantenendo il passo senza esitare minimamente neanche quando questi ultimi cominciarono a sgomitare per chiamarsi e indicarla. Uno le fischiò dietro.
“Idioti!”
Approfittò della loro distrazione per passare anche lui inosservato e superarla. Fece la fila al check-in prima di lei. Quando si allontanò dal desk, notò che tre ragazzi facevano gli “splendidi” con lei e provò una sorta di fastidio misto a rabbia. Si attardò con la scusa di un caffè al bar e ne approfittò per osservarli. Françoise dava un’eccessiva confidenza a quei ragazzi, sembrava quasi li conoscesse… la cosa non gli piaceva affatto.
“Cosa fa ora? Si mette a fare la civetta con quelli?!?! Ma non era infastidita da certe cose?”
Imbronciato si avviò al gate superandola, mentre lei si attardava con quei ragazzi ai negozi del duty free.
Quando arrivò al gate, lo salutò da lontano lasciando di stucco i ragazzi.
- Era ora! Ci hai messo troppo ad arrivare… cominciavo a preoccuparmi.
Guardò torvo i ragazzi che non ebbero il coraggio neanche di salutarla e sedettero lontano da loro.
Françoise rise. Lo abbracciò e gli disse in un orecchio:
- Sei un attore nato!
Joe la guardò torvo.
- Sembri proprio un fidanzato geloso…
- Chi sono quelli?
- Dei ragazzi… vanno in Messico per vacanze… geniale no?
- Geniale cosa?
- Aver finto di far parte della loro comitiva… 002 e 008 non si sono neanche accorti di me… l’hai visti, no? Erano vicino ai controlli di sicurezza…
“002 e 008? Diavolo, non li ho proprio visti… troppo intento a guardare lei! Questa ragazza sarà la mia rovina, se non resto concentrato!”
- Certo… certo… un’ottima idea!
Pochi minuti dopo arrivarono le hostess al desk d’imbarco. Tutti si misero in fila per l’imbarco. Joe e Françoise l’uno affianco all’altra. Françoise era nervosissima e con i sensi completamente in allerta. Joe le prese la mano facendola trasalire.
- Non preoccuparti: oramai è fatta. Una volta imbarcati non potranno seguirci.
Françoise sembrava non ascoltarlo, continuava a guardare in una direzione preoccupatissima.
- Joe… il cyborg che ho visto ieri… è ai gates… sta controllando gli imbarchi…
Si voltò verso le hostess che non avevano ancora cominciato a controllare le carte d’imbarco.
- Non faremo a tempo.
Joe capì la situazione.
Si piazzò difronte a lei dando di spalle al corridoio.
- Françoise, dimmi quando è qui. E … fidati di me…
Françoise fece un cenno di assenso col capo. Osservando quel cyborg sconosciuto attraverso di lui.
- Ora.
Joe le cinse la vita, reclinò il capo sul lato e la baciò.

 

In aereo Joe non riusciva a riposare. Non era per la missione che stava diventando sempre più assurda, o comunque non solo per quello. Certo… Aveva dovuto ingannare degli agenti BG per salire indisturbato su un aereo, ma quella era solo una complicazione, che avrebbe poi spiegato al dott. Gilmore… In verità c’era un’altra cosa che non gli permetteva di chiudere occhio. Una strana sensazione fisica alla bocca dello stomaco che non riusciva a spiegarsi e un’altra, una specie di pulsazione, che sentiva sulle labbra, che invece sapeva perfettamente da dove venisse… Ripensava continuamente a quel bacio che aveva scambiato con lei. Lo aveva stregato, gli aveva tolto il respiro, coinvolto più di quanto avesse pensato e peggio ancora era diventato droga: le sue labbra reclamavano un nuovo contatto! Sulle prime lei era stata sorpresa, ma subito dopo aveva cominciato a rispondere al suo bacio trasformandolo da un casto tocco a un bacio sempre più passionale e intenso. Gli aveva messo le braccia intorno al collo, facendogli perdere ogni sorta di contatto con la realtà. In quel momento, Joe aveva sentito una scossa al cervello: le sue narici avevano violentemente inspirato il suo profumo e la lingua il gusto del suo rossetto a fragola. Aveva dovuto aggrapparsi alla vita di lei e farsi violenza perché le sue mani desideravano un contatto più spinto, che, però, si era imposto di non cercare. Pensava, quindi, di averla stretta forse un po’ troppo forte pur di non cedere a quel turbamento.
“Chissà cosa avrà pensato?”
Si voltò a guardarla.
Lei gli sorrise e distolse lo sguardo.
Era stata lei a sottrarsi per prima al suo bacio annunciandogli che “aveva funzionato”. Cosa della quale era sembrata sorpresa, ma forse era solo un modo per nascondere l’imbarazzo…
“Certo che… anche lei… s’è innegabilmente lasciata andare… o forse no… che fingesse? Che avesse messo le braccia intorno al collo per coprire meglio il volto?”.
Si voltò di nuovo a guardarla.
Stessa scena: gli sorrise e distolse lo sguardo.
Stavolta, però, Joe si fermò a guardarla. Era bella. Non c’erano dubbi. Indossava ancora l’abito che le aveva comprato, ma aveva sistemato la scollatura con una spilla invisibile, tolto gli occhiali e sciolto i capelli. Era più riconoscibile e più a suo agio, ma ancora terribilmente sexy… e le sue labbra erano un richiamo simile a un canto di sirene. Pensò seriamente che il bacio che lui aveva rubato a lei, gli si era ritorto contro, proprio come una droga che prima ha l’effetto sperato, ma poi dà dipendenza.
Françoise si voltò a guardarlo e lo sorprese a fissarla. Di nuovo gli sorrise e distolse lo sguardo. Sembrava imbarazzata.
- Scusami se ti ho imbarazzata prima …
- Imbarazzata?… non so se è la parola giusta…
Accomodò una ciocca di capelli dietro le orecchie e sollevò un sopracciglio. Era diventata rossa.
- Devo dire che… baci proprio bene…
A Joe saltò il cuore dal petto. Quel complimento inaspettato l’inebriò e gli fece credere per un attimo che quella stupenda sensazione fosse stata reciproca.
- La tua fama di Don Giovanni è meritata...
A Joe sembrò di aver sentito lo scratch di un disco. “Come-cosaaaaa? Don Giovanni io? Scherziamo?” Dovette fare una faccia veramente sorpresa perché lei cominciò subito a giustificarsi.
- Cioè… voglio dire… non è che io sia una che ascolta le voci di corridoio… anche se potrei benissimo… cioè… non in quel senso!!!!… intendevo che non do ascolto… cioè… nel senso… uff…
Era evidentemente in imbarazzo, ma Joe voleva saperne di più di quella storia!
- Insomma… mi stai dicendo che alla BG io ho fama di Don Giovanni?!?!
- Sì…
Dovette ammettere, sollevò le spalle come a dire che era ovvio, ma si morse un labbro e forse anche la lingua per quello che le era sfuggito poco prima…
- Scusa… non erano fatti miei… non mi dovevo impicciare…
Era evidentemente mortificata. Joe ne rise tra sé: finalmente non era lui l’unico a fare gaffe!!
- Ma tu pensa! Ahahhahah!
Rise divertito. Lei si distese visibilmente, ma durò solo un attimo perché Joe volle incalzarla.
- Ora devi raccontarmi tutto ciò che sai!
- Oh no! No, ti prego! È troppo imbarazzante!
- Sei tu ad aver insinuato… Ora parla!
Le parlò in modo categorico. Sapeva di metterla in imbarazzo, ma era così dolce quando era in imbarazzo! Era tutta rossa in viso. Sbuffò e mal volentieri cominciò a raccontare.
- Beh… c’è la storia di Mayumi… la conoscono tutti alla BG…
- Sì… quello lo immaginavo…
- Poi la principessa di Monami…e… la figlia del prof Tanabe… e Tamara…
Joe incassava ogni colpo… Non le doveva spiegazioni, ma volle comunque parlarle di quelle sue storie.
- Con Yuri non c’è stato assolutamente niente… anzi… il prof Tanabe è stato molto precoce nello spiegare alla figlia la mia vera natura… Appena ha capito che lei aveva un interesse per me, l’ha informata del fatto che ero un cyborg… dopodiché… Yuri mi ha trattato come un mostro… diciamo che io non ho fatto neanche in tempo ad affezionarmici che già la repellevo… e il suo comportamento mi ha molto ferito…
Joe si rattristò molto e Françoise sembrò davvero capire e sentire la sua tristezza.
- Con Caterina… beh… diciamo che non era una storia reale… lei una principessa… io la sua guardia del corpo… aveva solo voglia di distrarsi e allontanarsi da quella vita di privazioni, chiunque al posto mio le sarebbe andato bene…
- E a te?
- Io cercavo … solo di distrarmi dalla delusione avuta da Mayumi, della quale ero sinceramente innamorato… e dal comportamento di Yuri… una mi ha solo sfruttato, l’altra mi ha fatto sentire… non più umano… con Tamara veramente non capisco cosa mi si attribuisca… mi è profondamente dispiaciuta la sua morte, la conoscevo, avevamo lavorato insieme una volta ed eravamo rimasti amici… solo amici…
- Forse non per lei…
- Forse… ma non mi sembra giusto dirlo in questo momento…
Joe abbassò lo sguardo. Françoise sembrava sinceramente dispiaciuta per lui. Gli toccò la spalla in segno di solidarietà. Lui risollevò lo sguardo e continuò a parlarle.
- Sono un orfano… non ho mai conosciuto l’affetto sincero di una famiglia… e come tutti i ragazzi poveri… non è che le ragazze facessero la fila per stare con me… Quando sono diventato un agente BG … beh… le cose sono cambiate… macchine, soldi… sono diventato d’un tratto attraente… ahahah…
Joe rise amaramente.
- Suvvia… sii serio… non sono certo i soldi che ti danno fascino…
Joe sorrise per quel complimento spontaneo e sincero. Accennò un inchino di ringraziamento.
- E tu?
- Io cosa? Io niente!
- Dai… una bella ragazza come te… avrai schiere di corteggiatori… o c’è… una persona speciale nella tua vita…
Joe chiese quest’ultima cosa con un groppo alla gola, sperava in cuor suo che non ci fosse nessuno…
Lei scosse la testa. Sollevò una spalla.
- Chi vorrebbe stare con una ragazza cyborg?
S’intristì.
- Abbiamo grandi poteri… e come si diceva in un film “da un grande potere derivano grandi responsabilità!”
Joe sorrise tristemente. Capiva perfettamente cosa volesse dire. Ma aveva ugualmente una gran voglia di baciarla. Era così ingiusto che una ragazza come lei avesse dovuto rinunciare a tutto.

 

Correva, ma non riusciva ad attivare il suo acceleratore e la situazione lo angosciava più che mai. La teneva per mano e la trascinava nella sua corsa, ma la ferita alla gamba, quella che le aveva inferto lui, la rallentava pesantemente. La polizia era alle loro calcagna, se si fossero fermati, li avrebbero presi e portati in prigione. Joe affannava. Era a piedi nudi e il terreno impervio di quel bosco non lo aiutava di certo. Una terribile sensazione di dèja-vu si impadronì di lui, aumentando la sua angoscia. Quella fuga era una replica della sua evasione dal carcere. Françoise cadde ed immediatamente fu inghiottita dal fogliame. Due agenti con la divisa BG l'avevano presa e trascinata via. Riusciva a vedere solo brandelli della situazione attraverso i cespugli. Gli agenti BG la trattenevano con la forza e le stavano strappando i vestiti per prepararla all’operazione, ma avevano tutta l’aria di chi ne voleva approfittare. Lei cercava invano di liberarsi e urlava disperata il suo nome per chiedergli aiuto.
Si ritrovò tra coloro che le stavano facendo violenza vestito con la loro stessa nera divisa.  Joe si lanciò su di lei per coprirla e proteggerla, ma il contatto con la sua pelle nuda gli fece perdere quello con ciò che lo circondava. Fu sopraffatto dal desiderio e la prese con tutta la violenza della sua passione. Le sue dita affondavano nella sua carne mentre si aggrappava a lei con forza. I suoi assalti erano impetuosi e frenetici. Non riusciva a fermarsi nè a rallentare. Lei gli mise le braccia intorno al collo, facendosi forza si aggrappò a lui, si tirò su e gli sfiorò le labbra con un bacio. Tutto rallentò fino a fermarsi in un’atmosfera ovattata. Fu pervaso da un calore mai provato prima e una piacevole sensazione di dolcezza che lo calmò e al contempo lo fece esplodere di piacere immediatamente. La prese tra le braccia e la portò via.
Si ritrovò di nuovo a correre inseguito dalla polizia, che indossava la divisa BG. Ormai privo di vie di fuga, dietro di sè apparve la scogliera a strapiombo sul mare. Era la stessa dalla quale s'era tuffato già una volta. Le onde si infrangevano violente. Con lei svenuta tra le braccia urlò disperato.
- Lasciateci in pace! Andatevene! No!

- Joe! Joe! Va tutto bene, Joe! È solo un sogno! Svegliati!
Intorpidito, spaventato e shoccato si risvegliò cercando di ricordare dove fosse e cosa stesse realmente facendo.
- Stai bene?
Si copriva il volto con le mani, gli ci volle un po' a capire di essere in aereo, con lei al suo fianco piuttosto allarmata.
- Ti faccio portare un bicchier d'acqua!
003 chiamò l'hostess che arrivò poco dopo con dell'acqua. Joe mandò giù in fretta e riappoggiò la testa al sedile inspirando forte con gli occhi chiusi. Lei gli sfiorò la mano che era aggrappata al sedile. Lui la intrecciò con la sua e la strinse. Poi la ritrasse, ricordandosi e vergognandosi di ciò che le aveva fatto in sogno.
- Scusami se ti ho svegliato... Eri così agitato...
- Scusami tu, se ti ho spaventata. Ho avuto un incubo...
- Anche ieri notte ti sei agitato molto... Ne hai di frequenti?
Joe la guardò stupito, non ricordava di averne avuto uno la notte precedente, ma sforzandosi riapparvero immagini del tutto simili a quello che aveva appena fatto, il cui ricordo, invece, era particolarmente vivido. Allora si spiegò come mai s'era risvegliato avvinghiato a lei.
- Si...
- Ne vuoi parlare?
- Sempre quella maledetta scogliera...
La vide mordersi un labbro.
- Ricordi qualche altro particolare?
- No...
Mentì, ma certo non poteva raccontarle che aveva sognato di essere tra coloro che la violentavano... anche se, con riluttanza, doveva ammettere che la cosa aveva un senso... lui era un agente BG, e in quanto tale era tra quelli che l'avevano rapita e trasformata in cyborg. Lo sfondo sessuale di quella violenza lo aveva aggiunto il suo inconscio... ma non c'era da stupirsi... non aveva bisogno di dormire per sognare di toccarla.
Sebbene avesse trovato un senso al suo sogno, non riusciva non provare una profonda vergogna e si interrogava sui "lati oscuri" della BG e sul ruolo della stessa nella sua vita. Un particolare lo tormentava: sulla scogliera gli agenti che lo inseguivano avevano la divisa BG e non riusciva a focalizzare la differenza tra sogno e ricordo.

 

- Abbiamo solo pochi minuti per prendere la coincidenza per l'Havana! E dobbiamo comprare ancora i biglietti!
Le disse, mentre si affrettava al gate d'uscita. Françoise lo seguiva preoccupata.
- Sicuro di star bene? Mi sembri ancora strano...
Poi Françoise rallentò fino quasi a fermarsi. Aveva un'espressione spaventata e fissava il gate d'uscita, ma non disse nulla. Lì li fermò un tizio mai visto prima, in divisa BG. Era alto e aveva una postura ritta con le braccia incrociate. Il volto era segnato da alcune cicatrici e da un ghigno poco rassicurante.
- Finalmente vi ho trovati!
Joe lo guardò torvo. Il tizio si presentò.
- Agente 0010. Da qui in poi ci penso io a lei... Tu puoi rientrare, 009.
Detto ciò, afferrò 003 per un braccio in malo modo.
- D'ora in poi starai con me, puttanella! Ho avuto direttive dal dottor Gamo su come trattarti...
0010 strinse la presa e qualcosa in quel contatto fece urlare 003 di dolore. 0010 mollò la presa facendola cadere rovinosamente a terra.
- Ehi!
Protestò Joe, aiutandola a rialzarsi sollevandola per un avambraccio. 0010 ne afferrò l'altro.
- Fatti da parte, 009! Ti ho già detto di rientrare!
Joe sentì la rabbia crescergli dentro. Non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare con lui e la tratteneva ancora per l'avambraccio.
- Io ho ordine di scortarla fino a Guantanamo!
- Gli ordini sono cambiati!
Ringhiò l'altro.
- Non accetto ordini da te! Il Dottor Gilmore...
- Il Dottor Gilmore è sparito... Ormai è compromesso...
Lo interruppe, cogliendolo di sorpresa. Joe era completamente confuso. Il Dottor Gilmore era da sempre il suo riferimento alla BG: lo aveva curato dopo l'operazione e dopo ogni altro incidente in missione, difeso contro le accuse causate da Mayumi e protetto in ogni occasione. Era senza dubbio la figura più vicina a un padre che avesse avuto in vita sua. Si chiedeva che fine avesse fatto, ma non aveva tempo per indugiare su ciò. Ora doveva proteggere 003, come gli aveva chiesto di fare!
- Mi spiace... ma in assenza di un ordine scritto, vale comunque l'ultimo ricevuto da un superiore... Dovresti saperlo, pivello! Come dovresti sapere che dobbiamo assolutamente evitare di attirare l’attenzione dei civili, come stai facendo tu, invece!
0010 fece un ghigno, ma allentò la presa su 003 fino a lasciarla.
- E ora Scusaci, ma abbiamo un aereo da prendere!
Joe si affrettò verso il desk per l'acquisto dei biglietti continuando a trattenerla per il braccio, come per assicurarsi che lo seguisse.
In fila al desk, aveva gli occhi puntati su 0010 che in un angolo dell'aeroporto si agitava al telefono. Poi si voltò a guardare 003: sembrava terrorizzata da quel tizio. Si guardava attorno con aria spaventata. Poi chiuse gli occhi, trattenendo il respiro. Le lesse sulle labbra che non emisero suono: "Dammi ancora tempo... Ti prego... Ce la posso fare..."
Non fece a tempo a chiederle spiegazioni che esordì:
- Non riusciremo ad acquistare i biglietti... 0010 ha chiesto alla Black Gost di bloccare le nostre carte di credito... e abbiamo pochissimo contante...
Joe fece mente sui contanti a loro disposizione e maledisse tra sè il tizio del motel cui aveva dato ben 100$. La guardò dritta negli occhi e le chiese:
- Vuoi ancora procedere con la tua missione? Vuoi ancora andare a Guantanamo?
In cuor suo sperava in una risposta negativa, sebbene sentisse che quella missione li stava unendo in maniera speciale. Con aria spaventata e muta, 003 fece cenno di sì col capo. Si allontanò da lei, lasciandola in fila al desk.
Urtò di proposito un signore per rubargli il portafogli.
Lo aprì e vi trovò dentro un permesso di soggiorno negli USA per lavoro, pochi contanti, una carta di credito classica di quelle con basso plafond ed una foto di famiglia in cui contò cinque figli.
"Maledizione!" disse tra sè. Aprì il suo di portafogli, c'erano solo 130$. Li prese tutti e li mise nel portafogli che aveva preso. Rincorse il tizio cui l'aveva preso.
- Signore! Señor! Ha perso questo!
Lo restituì e si allontanò. L'uomo preoccupato vi controllò dentro e quando vide che c'erano molti più soldi di quanto si aspettasse lo chiamò.
- Señor... non sono miei questi soldi...
- È suo il portafogli?
- Si...
- Allora i soldi sono suoi...
Tornò da Françoise che lo guardava sorridente e compiaciuta. Gli diede dei soldi.
- Se sei bravo come penso, puoi dargli anche questi...
Evidentemente lei aveva visto tutto e invece di avere paura per quella situazione scomoda e pericolosa, gli sorrideva contenta di poter aiutare qualcuno.
Joe le sorrise felice di aver trovato un'anima come la sua. Sparì per pochi istanti. Quando riapparve, la prese per mano e la portò via dall'aeroporto. Aveva tutto ciò che desiderava nella sua mano e una sensazione di felicità lo pervase e l’inebriò al punto che ebbe una strana idea.
- Dammi il tuo cellulare.
Glielo consegnò.
- Che vuoi fare?
- Lo vedrai.
0010 li stava seguendo. Senza farsene accorgere da lui, Joe fece scivolare i due cellulari in un cestino dei rifiuti. A pochi metri da loro, gli spazzini stavano svuotando i cestini, avrebbero raccolto i loro cellulari e sarebbero stati finalmente fuori controllo.
- Così non potrà seguirci.
Le circondò i fianchi col braccio, attivò il suo acceleratore ed entrambi sparirono.

 

- Dove hai imparato a rubare auto e portafogli? Non mi risulta faccia parte dell'addestramento della BG...
- No, fa parte dell'addestramento che ho avuto in strada...
Le sorrise, la sua curiosità era legittima: a Città del Messico aveva rubato un’auto per andare fino al porto di Veracruz da cui si sarebbero imbarcati per l'Havana.
- Te l'ho detto che ero un ragazzo di strada...
- No... mi hai detto di essere un orfano... non che rubavi auto...
- Hai ragione... ma non è che le rubassi proprio... in realtà ...
- Le prendevi in prestito...
- Si...
- Ma dai! Dicono tutti così!
- Ma è vero!
- Come no... poi le restituivi?
- Si! E migliorate!
- Migliorate? In che senso?
- Nel senso che ne truccavo il motore, ne miglioravo l'assetto, ci correvo e ...
- Corse clandestine immagino...
- Ah-ah! E dopo aver vinto, le restituivo.
- E se non vincevi?
- Io vincevo sempre!
- Ah ahahah
- Non ridere! Ho vinto... quasi sempre...
- Ora è diventato un quasi...
- Ufficialmente ne ho persa solo una... la mia ultima gara...
- Ufficialmente?
Il volto di Joe si velò di tristezza.
- Il mio secondo e amico d'infanzia, Jiro, non solo perse la gara, ma distrusse completamente l'auto che aveva "preso in prestito".  A differenza mia, Jiro aveva già compiuto 21 anni… sarebbe finito in carcere, quello per adulti... io, invece, sarei andato in riformatorio... Fu così che mi presi la colpa, dicendo che guidavo io l’auto che aveva perso.
- Ti sei... accusato...  al suo posto...?!?!
Joe la guardò. Sembrava sbalordita e triste per quello che le aveva appena raccontato. Lei distolse lo sguardo da lui. Portò una mano alla bocca e si ammutolì.
Joe non le stava raccontando quelle cose per fare conversazione, voleva che sapesse.
- La prigione è un posto orribile, dove il più forte schiaccia il più debole e coloro che sono addetti alla sorveglianza e che dovrebbero tenere l'ordine e la giustizia... Non sono altro che aguzzini... E soprattutto non è un posto per te!
- È per questo che sei evaso?
Joe la guardò perplesso...
- E tu come fai a saperlo?
Françoise si intristì. Sospirò.
- È stato il dottor Gilmore a parlarmi di te. Sapevo che eri stato in prigione e che eri evaso e che... ti sei gettato dalla scogliera per sfuggire a...
Lei sospirò ancora, aveva lo sguardo basso... Joe aveva ancora la sensazione che lei sapesse più di quanto non dicesse. Si voltò verso di lui.
- Joe, che cosa ricordi della tua fuga?
Joe fu schietto e diretto con lei...
- Françoise, facciamo prima se mi dici tu cosa sai della mia fuga...
- Io so quello che mi hanno raccontato il dottor Gilmore e Ivan, 001. Che è stata la BG a intercettarti prima della polizia e che per sfuggire loro ti sei lanciato dalla scogliera...
Joe si rinchiuse in un silenzio tombale a riflettere su ciò che gli aveva appena detto. "Che la BG sia in qualche modo responsabile del mio incidente? Sono stato io ed io solo a decidere di saltare giù da quella scogliera... e poi loro mi hanno salvato... non posso certo dire che mi abbiano rapito! E se a mentirmi fosse lei? Il mio istinto mi dice che posso fidarmi di lei... ma anche che mi nasconde qualcosa... "
- Joe, lo so che è difficile fidarsi di una sconosciuta... anche io non sapevo se potevo fidarmi di te...
- E adesso ti fidi?
Lei gli sorrise e lo guardò dritto negli occhi.
- Diciamo che spero di non sbagliarmi: ho scommesso forte su di te.
- Che cosa hai scommesso?
- La mia vita...

 

- Ma non eri un genio dei motori?
- Ah- ah. Prendimi poco in giro. C'è poco da fare quando manca il carburante...
- Non vorrai andare a piedi fino a Veracruz?
- Abbiamo alternative? Siamo senza un soldo!
- Beh potresti scoprire una gamba e fare l'autostop...
Joe la guardò torvo.
- Non fare quella faccia, scherzavo! Però chiedere un passaggio non sarebbe una cattiva idea... O sei quel genere d'uomo che morirebbe in silenzio piuttosto che chiedere aiuto a qualcuno?
- Sono quel genere d'uomo che non ama chiedere aiuto...
- Lo credo bene... ne esiste un solo genere...
Joe scosse la testa.
- Io invece faccio fatica a capire che genere di donna sei tu. Chi eri prima di diventare una spia? Un'attrice?
Françoise si cimentò nella parodia di sè stessa. Poggiò un polso sulla fronte e declamò.
- Oh Romeo, Romeo... Perché sei tu Romeo?
- No, non eri un’attrice…
Françoise rispose al suo sarcasmo con una linguaccia. Poi accennò qualche passo di danza ed un perfetto arabesque.
- Ero una ballerina. Facevo danza classica. Il giorno che sono stata rapita avevo superato un’importante audizione: sarei entrata nel corpo di ballo dell’Operà … un sogno che stava diventando realtà… un giorno avrei interpretato Giselle, la mia eroina preferita... ma il destino mi ha giocato un brutto tiro. Non ho più ballato da allora.
Lo sguardo di Françoise si intristì visibilmente anche se continuava a parlargli con un dolce sorriso sulle labbra.
- Mi piacerebbe andare a vedere un balletto un giorno. Non sono mai stato a teatro…
- Sul serio?!?!
Françoise era visibilmente stupita.
- Te l’ho detto che ero un ragazzo povero. E nell’ultimo anno non ho avuto molto tempo per questo genere di cose né la compagnia adatta…
- Scusa, non volevo offenderti.
- Beh, magari potremmo andarci insieme qualche volta… sabato prossimo? Sempre che tu sia …libera
Joe cercava in ogni modo di dissuaderla dalla missione ed ogni pretesto era buono per cercare di allontanarla da Guantanamo. E poi, a dirla tutta, non gli dispiaceva affatto rimediare un appuntamento con lei, fuori dalla missione.
Un pick-up si fermò in corrispondenza della loro aauto. Vi si affacciò fuori un paffuto signore sulla cinquantina dai tipici caratteri messicani.
- Tutto ok, ragazzi? Avete bisogno di aiuto?

- Non posso credere che vi abbiano derubato in luna di miele!
Commentò Fernando mentre scendeva dal suo pick-up.
Fernando Megaro era una persona davvero a modo, un’anima generosa e un gran lavoratore. Questo Joe lo aveva capito subito. Lo avevano incontrato sulla strada per Veracruz in un momento di difficoltà e subito si era prodigato per loro. La loro auto era rimasta senza carburante su una statale praticamente deserta e Fernando s'era accostato pensando che avessero bisogno di aiuto.
Avevano dovuto mentirgli per giustificare il fatto di essere senza un soldo da soli in giro per il Messico e gli avevano raccontato che erano in luna di miele e che erano stati derubati. E a quel punto li aveva sorpreso per la sua generosità, offrendo loro ospitalità in casa sua. Joe era un po' imbarazzato, ma doveva ammettere che la situazione era ideale: nessuno avrebbe mai potuto trovarli! E Joe aveva un forte bisogno di un posto in cui avere tregua e riflettere su quella specie di fuga. Strana specie di una fuga la loro, poiché fuggivano verso una meta nota a tutti, nemici e amici che fossero...
Già... Amici... Nemici...
Chi era cosa?
Quel 0010 non gli era sembrato affatto amichevole... E ancor meno il dott. Gamo!
La sua persona di riferimento, il dott. Gilmore, era sparito due giorni dopo avergli affidato quell’assurda missione… E gli uomini che reputava nemici, non avevano fatto altro che cercare di dissuadere 003 da una missione che lui stesso non condivideva.
E poi c'era lei... Amica? Bah... Non riusciva a capire cosa nascondesse... Era senza dubbio la ragazza più dolce e innocente che avesse conosciuto in vita sua, ma... c'era un "ma"! E non capiva quale fosse e soprattutto non capiva cosa la ostinasse a voler andare a Cuba, volere andare in prigione!
- Mariaaaaa!
Le urla di Fernando lo riscossero dai suoi pensieri. Avevano appena varcato la soglia di casa Megaro che Fernando aveva cominciato a chiamare sua moglie a gran voce. La casa era un'enorme villa di campagna, costituita da un blocco unico su due piani e situata al centro di una piantagione di caffè. Di fianco alla casa vi era un capannone per la lavorazione e lo stoccaggio del caffè. Era un'oasi verde, un eden nascosto sull’altopiano, un nascondiglio nel nascondiglio.
- Mariaaaaaaa! Dove sei?!?
- Eccomi…
Rispose una voce dal corridoio. Apparve una bella signora dagli occhi vivi e lucenti, la cui aura di maternità risplendeva potente e infondeva tenerezza e sicurezza al solo vederla. Era strano per Joe, che non aveva conosciuto la sua di mamma, riuscire a riconoscerne l'essenza in una sconosciuta. La signora Maria fu stupita di vedere ospiti in casa sua, ma non per questo fu meno cordiale.
- Maria, questi ragazzi erano in panne sulla statale… pensa: erano in luna di miele e li hanno derubati di tutto! Gli hanno rubato perfino le fedi nuziali!
- Nooo!
Maria era sinceramente dispiaciuta. Prese una mano a entrambi e le strinse al petto. Poi accarezzò Françoise.
- Povera niña! Hanno rovinato la tua luna di miele!!??
- Ecco … veramente… non è proprio così… noi dovremmo solo raggiungere Veracruz…
- Ehm… quello che Françoise vuole dire è che … è tutto prenotato… il viaggio non è rovinato del tutto… ci basta raggiungere Veracruz per proseguire.
Françoise balbettava, era visibilmente imbarazzata. Joe pensò che fosse sul punto di confessare la verità, ma Maria non le diede tempo di dire altro.
- Resterete qui stanotte! Non dovete preoccuparvi di nulla! Domani Fernando vi accompagnerà a Veracruz!
- Ehm… veramente, Maria… domani avremmo il raccolto…
- Ah già che stupida! Dovete sapere che domani per noi è una giornata speciale… è il giorno del raccolto del caffè! Ma… Restate lo stesso con noi! è una giornata di festa! Alla fine del raccolto ci sarà da mangiare, ci sarà da bere, ci sanno musica e balli… insomma una genuina festa messicana! Poi Fernando vi accompagnerà a Veracruz, non temete!
Françoise guardò supplichevole Joe, che non capì se quella supplica fosse per restare in quel clima di festa o per scappare per l’imbarazzo. Joe decise di sua iniziativa.
- Resteremo ad un patto: lavoreremo per ripagarvi dell’ospitalità.
Il tono fu così deciso che lasciò intendere di essere inamovibile. Avevano mentito sì, ma non c'era motivo per approfittare della loro generosità. Joe voleva a tutti i costi rendersi utile e ripagarli in qualche modo. E quale modo migliore se non lavorando sodo?
Fernando accettò e gli strinse la mano a suggello del patto.
- Ahaha va bene, Joe!

 

Dopo cena Maria accompagnò Joe e Françoise nella camera che aveva fatto preparare per loro. Era una piccola camera con un letto da una piazza e mezza. Un comodino era stato improvvisato con un tavolino. Una piccola finestra dava sul cortile della casa.
- È una stanza piccola, ma almeno avete il bagno in camera… purtroppo non possiamo offrirvi altro… magari avevate prenotato un hotel 4 stelle…
- Maria, in nessun hotel avremmo mai trovato una camera preparata con tanto amore!
La delicatezza con cui Françoise rispose colpì molto Joe e lo costrinse a dare attenzione a particolari che lui non aveva neanche visto come le lenzuola ricamate e rifinite con pizzo chantilly, i fiori freschi sul comodino, un pigiama in seta per lui e una camicia da notte che sembrava quasi un abito da sera per Françoise.
- Vi ho fatto preparare anche dei vestiti comodi per domani… qui ci sono degli asciugamani puliti... Qualsiasi cosa vi occorra, chiedete pure.
- Grazie, Maria! Grazie di cuore.
Aggiunse Joe sinceramente.
- Mariaaa…
- Cosa c’è, Fernando?!
- Ora lasciali in pace, sù! … non vorrai anche spiegargli cosa devono fare stanotte…
Fernando alluse e Françoise divenne una lampadina rossa.
- Ecco! Guarda cosa hai fatto! Françoise, non fare caso a mio marito… io… vi lascio…
- Ecco… era ora!
- Fernando Megaro la vuoi smettere di imbarazzare questa povera niña???!!!!
- E tu la vuoi smettere di importunarli!?
Maria sospirò.
- Buona notte, ragazzi… vi auguro un matrimonio felice... come il nostro!
Joe poggiò la sua mano sulla spalla di Françoise e la sentì irrigidirsi.
- Buona notte, Maria, e ancora grazie di tutto.

 

Quando uscì dal bagno trovò Françoise allo specchio che si provava la camicia poggiandola sui suoi vestiti, senza indossarla.
- È bellissima. Dovresti provarla.
Françoise sospirò.
- Sì, è bellissima… ma … mi sembrerebbe un sacrilegio indossarla… mi dispiace troppo aver mentito a persone come Maria e Fernando…
- Ti capisco…
Non voleva insistere. L’aveva già sentita irrigidirsi per quel suo tocco. Si ricordò della sua fama di presunto playboy e intuì il motivo dell’imbarazzo di Françoise. Aggiungendo il suo senso di colpa per il sogno che aveva fatto, si sentì terribilmente a disagio. Aveva paura che dicendo una qualunque cosa potesse solo peggiorare la situazione. Sbadigliò vistosamente di proposito, mentre lei entrava in bagno. Si mise a letto e decise di fingere di dormire quando ne fosse uscita. E fingendo finì col addormentarsi davvero.

Quando si svegliò sentì forte l’odore dei suoi capelli. Riaprì gli occhi e ritrovò Françoise che dormiva con la testa sul suo petto e un ginocchio troppo vicino alla sua virilità. I suoi sensi si svegliarono con virulenza. Il panico per quella situazione imbarazzante gli salì alle stelle.
“Ecco… mancavi solo tu per farmi fare una figuraccia!” rimproverò la sua parte più intima e maschile, che si era evidentemente svegliata di buon umore e in grande forma… “O un figurone!” gli rispose tracotante una vocina dentro di sé.
Rise tra sé di sé. “Ecco ora mi metto anche a parlare con te… sto impazzendo!”
La guardò: era bellissima, i suoi capelli biondi poggiavano con grazia sul suo torace, aveva un’espressione tranquilla e tutt’altro che in imbarazzo per quella sua posizione.
“In effetti… sta volta è lei ad aver invaso il mio spazio…”
Neanche il tempo di formulare quel pensiero che sentì Françoise risvegliarsi. Quasi a pari suo, spalancò gli occhi quando si rese conto del modo in cui aveva dormito e rialzò la testa di scatto.
- Buon giorno...
Le disse senza ottenere risposta. Françoise spostò leggermente il ginocchio incontrando la sua virilità in piena espressione. Fece un urlo e scattò a sedere, finendo quasi col cadere dal letto.
Joe si rialzò poggiando sui gomiti e le sorrise a denti stretti.
- Perdona… l’esuberanza mattutina… una normale reazione fisiologica…
Françoise era imbarazzatissima, ma al contempo non riusciva a staccare gli occhi da quella precisa direzione.
- Certo certo... io... devo ... andare... in bagno.... sì... devo andare In bagno
Si rialzò di fretta e goffamente inciampando nelle lenzuola. Camminò all'indietro fino a sbattere contro la parete anziché centrare la porta del bagno.
Non appena vi si rifugiò, Joe scoppiò a ridere per poi trattenersi immediatamente ricordando il suo udito.

 

Durante il raccolto Joe non si risparmiò. Lavorò sodo e sfruttò tutta la sua forza per aiutare Fernando e i suoi braccianti. Il caldo e l'altitudine affaticavano tutti e il suo aiuto sembrava essere molto apprezzato. Non avendo esperienza nella scelta delle bacche contenenti i chicchi col grado di maturazione giusta, Joe si prodigava nel trasporto del raccolto dalla piantagione al punto di stoccaggio e lavorazione. Così faceva avanti e indietro tra i singoli braccianti intenti nel raccolto e il centro della piantagione.
Françoise, invece, aveva subito capito come scegliere le bacche migliori e tra grandi complimenti di Fernando e della sua famiglia aveva trovato un modo diverso per rendersi utile.
Joe le si avvicinò per recuperare la cesta che stava riempiendo. Indossava una gonna molto lunga e una camicia bianca scollata e senza maniche, chiusa da lacci incrociati al centro, che esaltava le sue forme. Teneva la gonna su per l'estremità e la riempiva di bacche, che poi lasciava rotolare giù fino alla cesta in terra rilasciando la gonna. Joe si chinò per prendere la cassetta e l'occhio cadde sulle sue bellissime gambe.
- Non guardarmi così... L'ho visto fare alle altre donne nella piantagione.
"Sì, ma le altre non hanno gambe belle come le tue!" pensò guardandosi bene dal dirlo ad alta voce. Gli tornò in mente la buffa scena del mattino e non riuscì a trattenere un sorriso che sembrava più che altro una risatina trattenuta.
- Cos’hai da ridere?
- Niente… stavo solo sorridendo
Ma fu più forte di lui e prese a ridere. Françoise lo guardò di traverso.
- Ok ok scusa... È solo che... stamattina...
- Non ne parliamo ti prego... lo so: sono una donna ridicola …
Gli disse senza guardarlo per l’imbarazzo.
- Ma no... io ti trovo... adorabile…
Françoise si voltò verso di lui e gli sorrise radiosa con le guance velate di rosso.
Joe le sorrise, prese la sua cassetta e si allontanò da lei con la forte sensazione di avere i suoi occhi su di lui.

 

Yo te miro y se me corta la respiración
Cuando tú me miras se me sube el corazón (Me palpita lento el corazon)
Y en un silencio tu mirada dice mil palabras
La noche en la que te suplico que no salga el sol

 

- Ehi Joe! Vieni qui, amigo! Prendi una birra!
Fernando porse una birra ghiacciata a Joe, che fece un sorso direttamente dalla bottiglia per poi strabuzzare gli occhi.
- Coff Coff... ma cosa è? Credevo fosse birra!
- Cerveza y tequila, hombre! Ah ahahah!
Joe diede un sorso più consapevole, reggendo meglio l'impatto con la tequila. Diede uno sguardo in giro. C'era un clima di festa inebriante persino per lui che era poco avvezzo alla baldoria. Cercò Françoise con lo sguardo e la vide mentre era intenta a ballare al ritmo di una melodia latina. Sembrava ipnotizzata dalla musica, che fluiva nel suo corpo dettandone i movimenti. La sua danza era così naturale che anche a Joe sembrò possibile seguirne i passi. Lei era sensuale e innocente, bella e irraggiungibile, gioiosa e seria. A Joe sembrò di entrare in una dimensione spazio-tempo di cui lei era la sovrana, l'incantatrice, il fulcro di un vortice lento. Sentì tutto rallentare insieme al battito del suo cuore. Lei incrociò il suo sguardo e si illuminò. Gli sorrise, gli fece cenno di raggiungerla. Joe declinò l'invito alzando una mano. Continuò a guardarla estasiato.
- Tua moglie ha la musica dentro!
- Era una ballerina, faceva danza classica...
- Ha smesso?
- Si...
- Sarà stato una vera sofferenza per lei...
- Già...

 

Bailando
Tú cuerpo y el mío llenando el vacìo
Subiendo y bajando
Bailando
Ese fuego por dentro me está enloqueciendo
Me va saturando

 

Tutti erano entusiasti: il raccolto era andato bene e questo contribuiva al buon umore generale. Joe la seguiva intenso con lo sguardo. Aveva raccolto i capelli alla buona, probabilmente per avere sollievo dal forte caldo. Ballava insieme a quella gente fatta di bambini, donne, anziani, giovani eppure per Joe lei sembrava una stella che brillava tra tutti. La desiderava tanto.

 

Con tu física y tu química
También tu anatomía
La cerveza y el tequila
Y tu boca con la mía
Ya no puedo más
Ya no puedo más

 

Il complesso smise di suonare e seguì un forte applauso. Incrociò di nuovo il suo sguardo. Tirò un altro sorso alla birra senza staccarle gli occhi di dosso. In quel momento, in quel contesto, poco gli importava se gli leggeva in faccia tutta la voglia che aveva di lei. Gli venne incontro fissandolo.

 

Con esta melodía
Tu color tu fantasía
Con tu filosofía mi cabeza está vacía
Y ya no puedo más
Ya no puedo más

 

- Cosa bevi?
- Birra.
Gliela porse pensando di farle lo stesso scherzo di Fernando. Lei tirò un bel sorso dalla sua bottiglia senza scomporsi.
- ...y tequila!
Disse alzando un sopracciglio. Joe rise. Fernando aveva assistito alla scena e rise anche lui.
- Ragazzi voi siete la coppia più bella e ben assortita che io abbia mai visto!
Françoise sorrise a entrambi. Il complesso riprese a suonare, Maria passò loro accanto.
- Vai pure, Fernando, faccio io compagnia a Joe.
Fernando le sorrise e li lasciò soli. Prese Maria per mano e cominciarono a ballare insieme.
- È successo qualcosa di cui non mi sono reso conto?
Le chiese Joe, dopo aver osservato la scena.
- Niente di grave: stavi solo costringendo Fernando a farti compagnia, mentre Maria agognava il suo compagno per ballare…
- Ops… non me ne ero accorto. In genere preferisco starmene in disparte alle feste e di solito nessuno fa caso al fatto che non ballo.
- Invece, Fernando non solo se ne era accorto, ma era rimasto qui a farti compagnia da bravo ospite.
- Sono delle persone straordinarie.
Il complesso stava suonando una salsa e Joe osservò tutti ballare felici anche in coppie strampalate fatte da due donne o adulti con bambini. Osservò Françoise che teneva il tempo ondeggiando sul posto: era più forte di lei. Si ricordò di quello che gli aveva appena detto Fernando a proposito della sofferenza che doveva aver provato Françoise a non ballare più. La prese per mano.
- Vieni. Andiamo a ballare.
- Credevo non sapessi ballare.
- Ho detto che non ballo, non che non so ballare.
La portò in pista e le fece fare un giro su sé stessa per poi circondarla in una sorta di abbraccio. lei sollevò un sopracciglio.
- Allora?
- Non male… davvero niente male… si vede che sei un leader nato.
Joe le sorrise. Sì, forse aveva ragione: in quello si riconosceva. Era sempre stato lui a condurre i giochi, tanto in amore quanto in battaglia. Anche se doveva ammettere che in quel momento si sarebbe lasciato condurre ovunque da lei, che invece si muoveva fluida ai suoi comandi. Le cinse la vita, la sollevò e la fece girare come se fosse stata di paglia. Lei accentuava i movimenti con una grazia che gli sembrava sovrumana, bel lontana da lui che nonostante conoscesse qualche passo continuava a sentirsi rigido. Tuttavia, lei riusciva a dare armonia al loro ballo. La tequila che aveva in circolo probabilmente lo aiutava nella danza, ma non aiutava la sua lucidità. Sentì così forte il desiderio di baciarla che non disobbedì a sé stesso. Tenendola ancora stretta, quel movimento verso le sue labbra sembrò così naturale che neanche lei sembrò sorprendersi. Anzi, rispose al suo bacio. E tutto ciò che Joe sentì fu il palpitare del suo cuore, forte e chiaro. L’afferrò per la nuca scoperta e il bacio si fece più intenso, più passionale. Lei continuava a rispondere e Joe si sentì terribilmente su di giri. La musica finì e il silenzio li sorprese in un’intimità a loro non consentita.

 

Yo quiero estar contigo
Vivir contigo
Bailar contigo
Tener contigo una noche loca
Ay besar tu boca
Yo quiero estar contigo
Vivir contigo
Bailar contigo
Tener contigo una noche loca
Con tremenda loca

 

 

- Buona notte, Fernando. Buona notte, Maria.
Joe riuscì a stento a chiudere la porta che dalle sue spalle si sentì rivolgere una bruciante domanda:
- Perché mi hai baciata prima?
Joe si voltò a guardarla. Lei abbassò lo sguardo. Con un’espressione tesa sul volto attendeva una sua risposta e intrecciava nervosa le mani. Sembrava ansiosa di conoscere quello che gli passava per la testa. Joe continuava a guardarla senza darle una risposta, ma c’era un problema: più si soffermava a guardarla e più gli si riaccendeva il bruciante desiderio di farla sua.
- Potrei dirti che l’ho fatto per dare credibilità alla nostra copertura… ma…
Fece un passo verso di lei, che ne fece mezzo indietro.
- …mentirei.
Joe fece un altro passo, lei restò immobile. Ora lo guardava sgranando i suoi occhioni azzurri.
- La verità è che ne avevo voglia.
Con un altro passo fu a pochi centimetri da lei, che sembrava ipnotizzata dal suo sguardo. Le accarezzò il viso e le labbra. Lei chiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco.
- Come ne ho voglia adesso…
La baciò con desiderio. La sentì subito abbandonarsi a lui e rispondere al suo bacio. Fu sopraffatto dal desiderio e la spinse contro la parete continuando a baciarla. Le aprì la lampo della gonna che cadde a terra. La afferrò per le cosce sollevandola e schiacciandola verso la parete. Fu probabilmente una mossa troppo irruente perché lei puntò le mani al suo petto e staccò le labbra dalle sue.
- Joe…
Si divincolò dalla sua stretta riportando i piedi a terra in ogni senso possibile, ma Joe la teneva ancora contro la parete. Puntò mani e testa sul suo petto.
- Io… non posso… la mia missione…
Le sollevò il viso fino a porre le labbra a pochi millimetri dalle sue.
- Abbandona la tua missione, Françoise… lascia la Black Ghost… non è un posto per te!
La baciò ancora, ma lento e appassionato. Françoise non riusciva a sottrarsi ai suoi baci e alle sue carezze.
- Resterò alla BG finché alla BG ci starai tu…
Riuscì a malapena a dire prima che Joe le tappasse di nuovo la bocca con un bacio. Probabilmente avrebbe voluto dire altro, replicare ancora, ma Joe non aveva alcuna voglia di discutere in quel momento: l’avrebbe convinta a modo suo… Prese a spogliarla mentre le baciava il collo. La sentì arrendersi docile e poi appassionata. Si lasciarono andare e furono un tutt’uno d’anima e corpo.

Ancora a letto, nudi tra le candide lenzuola, Joe la teneva stretta quasi come se avesse paura che potesse sfuggirgli. Le circondava il seno con le braccia stringendola da dietro e le baciava dolcemente la spalla e il collo. Françoise accennò un sorriso con gli occhi chiusi. La giornata di lavoro, il caldo, l’altitudine e quel loro momento d’intimità l’avevano provata ed era sul procinto di abbandonarsi a Morfeo. Il calore che sentiva vicino a lei non lo aveva mai provato in vita sua e non aveva alcuna intenzione di staccarsi da lei. Era stato speciale con lei. Non aveva mai sentito un coinvolgimento tale con nessun’altra e mai si era lasciato andare lui stesso così completamente. Tutta quella situazione lo frastornava, ma una cosa gli era chiara: non l’avrebbe lasciata andare via. La strinse più forte tra le braccia e respirò a pieno il profumo dei suoi capelli. Lei si abbandonò al suo abbraccio fino a cadere addormentata.
Joe era stanco ma irrequieto. Decise di alzarsi e fare un bagno caldo. Immerso nella vasca cercò di rilassarsi, ma non riusciva a non pensare a lei, a quello che c’era stato tra loro e al loro futuro.
“Se lasciasse la BG potrebbe tornare a ballare… penserei io a lei… Oddio… mi sa che vado un po’ troppo di fretta… non avrei dovuto chiederle di lasciare il lavoro… Che mi è saltato in mente? Ma io voglio solo tenerla lontana dal pericolo… e… no… non voglio che mi lasci… mai… Voglio che… stia con me… per sempre… oh cavolo! Sono fottuto! Sono… Innamorato marcio!”
Rise di sé, ma pensò che era bellissimo. Era contento. Si rilassò nella vasca piena d’acqua. Sentì il torpore avvolgerlo e una sensazione di soddisfazione e felicità lo pervase.

-“Svegliati!”
Joe si svegliò di soprassalto; era ancora nella vasca, non si era accorto di essersi addormentato. Una voce in sogno gli aveva detto di svegliarsi. Si rilassò di nuovo, cercando svogliatamente un telo con lo sguardo.
-“Devi svegliarti!”
No, non era un sogno: qualcuno stava parlando direttamente nella sua testa!
- Chi sei?
Disse guardandosi intorno stordito ed allarmato.
-"Esci di lì!"
Joe era sempre più preoccupato.
-"Presto! 003 ha bisogno di te!"
Joe saltò dalla vasca, afferrò un telo e si precipitò fuori dal bagno.

- Sta' calmo, Joe! È tutto a posto!
Gli disse immediatamente Françoise, senza dargli il tempo di alcuna reazione. Lei intanto era sotto tiro di due tizi mai visti prima: uno pelato, magro, dai caratteri europei; l'altro basso, grassottello, dai caratteri cinesi. Sembravano la strana coppia. Li avrebbe messi fuori gioco in un batter di ciglio col suo acceleratore, ma Françoise lo aveva bloccato immediatamente.
- Non mi sembra tutto a posto...
Commentò senza mostrare agitazione.
- Lui chi è?
Chiese il tipo pelato.
- Lui non c'entra niente... Lasciatelo stare…
- Non vorrai farci credere che è veramente tuo marito...
Commentò il cinese.
- La cosa non vi riguarda!
- Ci riguarda eccome! Perché sei qui? Cosa vuoi? Se avete intenzione di fare del male a queste persone, sappi che non te lo permetterò! Dovessi farti fuori con le mie mani!
Il tizio pelato si avvicinò minaccioso a lei con la pistola, ma la mano gli tremava, non sembrava sul serio volerle fare del male. Joe intervenne:
- Ehi calma, amico... Noi siamo qui per puro caso... Non vogliamo fare del male a nessuno...
Lo squadrò da capo a piede.
- È veramente il tuo uomo?
Françoise non rispose.
- Rispondi!
Le urlò. Joe strinse i pugni.
- È la mia donna! E non permetterò a nessuno di farle del male...
- Joe... Ti prego... No... Non mi faranno del male...
Il pelato alzò scettico un sopracciglio.
- O è un attore migliore di me o è sinceramente legato a te...
Si asciugò il sudore dalla fronte. Poi si rivolse di nuovo a lei.
- Fernando e la sua famiglia sono in pericolo?
- No.
- Sei qui per noi?
- No.
- Sei veramente qui per caso?
- Si.
- Devi ammettere che è insolito il fatto che siamo riusciti a sorprenderla... Con i suoi poteri poteva individuarci subito... Era evidentemente distratta... E questo letto parla chiaro sul tipo di rapporto che hanno...
Commentò il cinese.
Bretagna abbassò l’arma.
- Lui sa chi sei?
Françoise annuì.
- E sa per chi lavori?
Annuì di nuovo.
- Voi dovete essere i due cyborg fuggiti dopo l'incidente di Boston...
Il pelato fu sorpreso dalle parole di Joe.
- Incidente? È questo che ti ha detto? No, dico, è questo che racconti al tuo uomo? O lo racconti anche a te stessa?!
Il pelato guardò Françoise con disprezzo, poi si voltò verso Joe.
- Te l'ha raccontato chi ha messo le bombe a Boston? E chi si è accorta per prima di cosa stesse succedendo?
- Smettila, Bretagna! Joe non sa niente!
- Di cosa state parlando?
- Come hai potuto continuare a lavorare per loro dopo quello che hanno fatto?
- Come avete potuto voi due scappare come dei vigliacchi?! Quanto pensate di potervi nascondere prima che la BG vi trovi? Pensate di poter fuggire in eterno?
- Sempre meglio che lavorare per quei sporchi bastardi!
Joe era frastornato da quel dialogo surreale.
- La BG si occupa della sicurezza mondiale... anche se vi hanno fatto del male, questo non significa che lavorare per loro sia un delitto…
Il tizio che Françoise aveva chiamato Bretagna lo guardò con un ghigno.
- Sicurezza mondiale? Uhm… Non ti ha raccontato proprio niente, eh?
Joe guardò Françoise che aveva le mani tra i capelli e scuoteva la testa.
- Pensi che sia così facile, Bretagna? Pensi di poter raccontare al mondo che la Black Ghost è guidata da mercanti di armi che hanno tutti gli interessi affinché le guerre ci siano, quando la gente di tutto il mondo vede che sono loro a proteggerli?!
- Da qualche parte si dovrà pur cominciare…
- Non capisco di cosa state parlando!
Il cinese prese la parola.
- Anche noi pensavamo che la BG fosse un’organizzazione a protezione delle persone, della gente… finché non capimmo che erano gli stessi a sobillare tumulti e colpi di stato, operazioni terroristiche come quella di Boston… e tutto per poter inviare i suoi agenti, le sue armi, i suoi servizi là dove serve… Noi fummo inviati a fare la parte dei poliziotti buoni a Boston, ma 003 si accorse che i nostri stessi agenti avevano piazzato le bombe per inscenare un attacco terroristico. Ne fummo sconvolti. Cercammo insieme agli altri di eliminare le bombe e proteggere la gente, ma non riuscimmo a fermarli. Tu fosti colpita, ti abbiamo vista a terra… eravamo shoccati, pensavamo fossi morta e anche Jet e gli altri erano spariti o feriti. Poi venimmo a sapere che tu eri rimasta  alla BG mentre gli altri erano scappati…
Joe scosse la testa.
- Io non posso crederci…
- Ah no? Sai cosa c’è qui vicino? A pochi chilometri da qui? Una loro fabbrica di armi chimiche…
Françoise intervenne sconvolta.
- Cosa stai dicendo, Chang?
- Armi chimiche e batteriologiche. Da inviare nei posti giusti al mondo… Si può fare una fortuna già solo regalandole… basta poi inviare le proprie truppe a cercarle, sapendo benissimo dove sono tra l’altro, e poi scatenare una guerra…
- Dove è? Voglio vederla!

 

Joe non poteva credere ai suoi occhi: Bretagna e Chang li avevano condotti ad una fabbrica isolata tra il deserto e l’altopiano. Col binocolo aveva visto lui stesso il marchio BG, le forniture chimiche e da laboratorio entrare e le armi uscire da lì, dirette nei posti “caldi” della Terra. Françoise scuoteva la testa.
- Non posso crederci… tutto questo tempo…
Poi si rivolse ai due più arrabbiata che mai.
- Voi due! Sapevate di questo posto e … non avete fatto nulla!!!
- Cosa volevi che facessimo noi due da soli?! E poi parli proprio tu che lavori per loro?
Françoise scosse la testa. Si passò una mano sulla fronte, sembrava sconvolta e indecisa su cosa fare. Joe era più frastornato di lei…
- Ci deve essere una spiegazione…
Françoise lo guardò con uno sguardo di biasimo, si morse un labbro scrollò la testa. Poi scattò verso Bretagna e gli sottrasse il cellulare dalla tasca.
- Ehi! Che vuoi fare?! Ma sì, perfetto… Chiamali pure… Denunciaci…
Françoise lo zittì col dito. Fece un numero velocemente.
- Jet localizzami. Ho trovato la base di fabbricazione. No, non ho tempo di spiegare! Tu localizzami e basta.
Poi guardò Joe.
- La mia copertura è appena saltata… No, non preoccuparti… era troppo importante…
Joe si ammutolì.
Bretagna e Chang erano sorpresi e sconvolti.
Poi Joe cercò di dare voce ai pensieri che gli passavano per la testa.
- Tu sei con loro…
- Sì.
Ammise.
Bretagna prese la parola.
- Sei rimasta alla BG per spiarli dall’interno!!!
- Dovevamo trovare il posto dove fabbricavano le loro armi più pericolose...
Joe non poteva crederci.
- Sospettavano di te... perciò ti hanno inviato a Guantanamo... Perché non sei fuggita? Perché non hai lasciato la BG quando ti hanno ordinato di andare a Guantanamo?
- Avevo una missione da compiere: contattare l'ultimo cyborg.
- La tua missione… ero io!
Françoise annuì.
Joe sentì una rabbia incontrollabile crescergli dentro.
- TU… hai fatto per loro quello che non hai voluto fare per la BG!
La guardava ora con rabbia e disprezzo.
- NO! Non è così, Joe!
- Non chiamarmi per nome, per te sono 009
Bretagna e Chang sgranarono gli occhi.
- 009!!?? Tu sei il nuovo cyborg, quello superpotenziato…
Guardano sconvolti prima lui poi Françoise.
- Joe, tu non capisci… Tu saresti sopravvissuto al salto comunque, loro non ti hanno salvato… ti hanno ingannato…
- TU mi hai ingannato!!!
- No, ti giuro… te lo avrei detto...
- TACI! Di tutte, la peggiore… hai giocato con i miei sentimenti…
- No, Joe, non è così… io...
Françoise lo supplicava in lacrime, ma Joe aveva sentito già troppo.
- Ti ho già detto di non chiamarmi così!
Françoise chiuse gli occhi, probabilmente aspettandosi una reazione violenta da lui.
- Dovrei ucciderti… 003.
Le disse con la voce rotta dalla rabbia e dal disprezzo. Non ci avrebbe messo nulla. Lei era lì arresa alla sua colpa. Quelle lacrime da coccodrillo le rigavano il volto, ma non provava neanche a difendersi. Forse perché conscia della sua superiorità o forse perché colpevole fino al midollo.
Alzò i tacchi e andò via.

Aveva vagabondato tutta la notte fino all’alba, trovando rifugio in una caffetteria poco fuori Veracruz. Era seduto all'esterno, all'aperto dove il sole ancora pallido riscaldava piacevolmente senza bruciare come avrebbe fatto di lì a poche ore. Era frastornato da tutto ciò che gli era successo negli ultimi giorni. Era stato ingannato da tutti: la BG per cui lavorava era un’organizzazione criminale, le persone che lo avevano salvato in realtà lo avevano trasformato in una macchina da guerra, la donna di cui si era innamorato non aveva fatto altro che ingannarlo per adescarlo e portarlo dalla parte dei cyborg ribelli e in tutto ciò il dottor Gilmore era sparito, forse ucciso dai ribelli o dalla BG… chissà. Che avrebbe fatto d’ora in poi?
- Eccolo qua, il nostro burocrate…
Lo sorpresero due tizi identici: erano 0010 e quello che sembrava il suo gemello.
- Devo aver bevuto troppo, vedo doppio…
Disse loro sarcastico. Gli lanciarono un foglio di carta addosso.
- Ecco il tuo ordine scritto. Ora consegnaci la ragazza.
Joe diede uno sguardo rapido al foglio. Aveva l’intestazione della Black Ghost e conteneva il suo ordine di servizio: consegnare 003 agli agenti 0010+ e 0010-.
- 0010+ e 0010-? Che razza di nomi vi hanno dato?
- Sono legati ai nostri poteri… Voi averne un assaggio?
I due si schierarono uno di fronte all’altro. Joe scattò in piedi e si mise in posizione di difesa cercando di tenere d’occhio entrambi.
- Consegnaci la ragazza!
Gli intimarono minacciosi.
- è tutta vostra…
I due si guardarono a vicenda e poi attorno. Di lei non c’era ombra.
- Ci vuoi prendere in giro? Dov’è la ragazza?
Joe sorrise beffardo.
- Cercatevela! Io non ne voglio sapere nulla…
Uno di loro lo afferrò per il bavero.
- Non dirmi che te la sei fatta scappare!!
Joe si liberò con uno strattone e tutti ripresero le loro posizioni preparandosi a combattere.
- Sono qui.
Esordì entrando in scena 003. I due si volsero verso di lei ignorando 009.
- Devi seguirci.
- Lo so…
Uno dei due l’afferrò per un braccio. 003 esitò, guardò Joe che le voltò la faccia.
- Avresti dovuto andartene…
Le disse senza guardarla.
- Te l’avevo detto che sarei restata alla BG finché alla BG ci saresti stato tu…
I due la portarono via e Joe restò lì da solo e un senso di angoscia e solitudine lo pervase. Passarono lunghi interminabili istanti prima che i suoi pensieri si formulassero in maniera chiara nella sua mente. Che era venuta a fare? Perché restare ancora alla BG? e lui? Lui che doveva fare? Restare sapendo di fare parte di un’organizzazione criminale… fingendo di non sapere… lasciare tutto… denunciarla… cosa? cosa doveva fare? Impazzito di rabbia prese a rompere tutto ciò che gli capitava a tiro.
- Uhm… quanta energia! Devi essere proprio arrabbiato, amico…
Sentì commentare sarcastico una voce che aveva già conosciuto.
Si voltò, c’erano tutti i cyborg della serie 00 ad osservarlo. La voce era quella del tizio di nome Jet.
- Non sono tuo amico.
- Dovresti… e dovresti soprattutto essere suo amico.
Disse alludendo a 003.
- Io non posso credere che l’abbia fatto veramente…
Aggiunse il cyborg albino che 003 aveva chiamato Albert.
- Si è consegnata nelle loro mani...
- A me non sorprende… “l'amore è cieco e gli amanti non possono vedere le piacevoli follie che essi commettono.” 
Intervenne Bretagna citando Shakespeare.
- Dobbiamo intervenire. 009, è il momento che tu decida da che parte stare.
Gli disse risoluto 005.
- Io non sto dalla parte di nessuno.
Scrollò le spalle. Jet perse la pazienza. Lo afferrò per il bavero.
- Come fai ad essere così strafottente! Non capisci che la uccideranno?! E tutto ciò per salvarti il culo!!
- La cosa non mi riguarda…
Jet mollò la presa, facendolo cadere a terra.
- Andiamo, ragazzi. Non perdiamo più tempo con questo bastardo…
I cyborg se ne andarono lasciandolo di nuovo con i suoi pensieri.
Joe era ancora a terra. Strinse i denti e sparì.

 

Joe si risvegliò di soprassalto su un lettino in un laboratorio. Non si era accorto di aver dormito nè di aver perso i sensi. Infatti, non si sentiva intorpidito, solo disorientato. Focalizzò la persona a pochi passi da lui.
- Dottor Gilmore!
Esclamò sorpreso ma contento di rivederlo.
- Ciao, Joe! Tutto bene? Come ti senti?
- Io… dove mi trovo? Come sono arrivato qua?
- Sei a bordo del Dolphin, uno speciale mezzo anfibio e volante. Ti ho fatto teletrasportare qui da 001...
Disse indicando una cesta in cui c'era un bebè.
- “Piacere di conoscerti 009, io sono 001, Ivan Whisky"
- Questa voce... è nella mia testa! Io l'ho già sentita...
- “Sì, ero io ieri sera mentre dormivi nella vasca da bagno. Questo è il mio unico modo di comunicare."
Il neonato che aveva di fronte provò a emettere alcuni suoni dalla bocca, ma ne uscirono solo dei gorgheggi.
- “Così come questo è il mio unico modo per muovermi."
Il neonato prese a fluttuare. Joe spalancò i suoi occhi.
- Telecinesi…
- Esattamente, ragazzo.
Joe scese dal lettino e si rivolse al dottore schiettamente.
- Dottor Gilmore, perché mi ha fatto portare qui? Perché ha lasciato la Black Ghost ed è sparito? E soprattutto perché mi ha affidato proprio quella missione prima di sparire?
Il dottor Gilmore sospirò. Sembrava non sapere da che parte cominciare. Poi si schiarì la voce.
- Immaginavo che tu fossi molto confuso per le ultime cose che ti sono accadute. Era da tempo che volevo parlarti, ma la BG mi teneva d'occhio e non potevo farmi scoprire. 003, 001 ed io lavoravamo in incognito alla BG per carpire informazioni sui loro obiettivi, mentre i ragazzi lavoravano su nostre indicazioni per prevenire disastri e genocidi. In genere, era 001 a informarli telepaticamente, tuttavia nell’ultima missione 003 ha dovuto contattare personalmente i ragazzi poiché 001 era caduto in un sonno irreversibile, ma è stata scoperta dalla BG e la situazione è precipitata. Io volevo che lasciasse immediatamente la Black Ghost per unirsi ai suoi compagni, ma lei ha voluto fare un tentativo prima di scappare: contattare l'ultimo cyborg, contattare te. Era inamovibile per cui ho dovuto accondiscendere. Inoltre, spedirla a Guantanamo anziché lasciarla scappare, mi avrebbe riabilitato agli occhi sospettosi della BG. Tuttavia, le avevo sconsigliato di parlarti apertamente della situazione reale della Black Ghost.
- Perché? Perché nascondermi la verità?
Joe lo interruppe senza celare una certa rabbia.
- Ragazzo mio... eri così contento della tua nuova situazione. Avevi finalmente trovato il tuo posto nel mondo. Come dirti che quel mondo in cui credevi era solo una facciata e, di fatto, appartenevi a ciò che tu più odiavi?
- Mercanti d'armi e di schiavi... schiavi come me!
Joe era sopraffatto dalle sue emozioni al punto che dovette reggersi a una scrivania del laboratorio.
- È vero... che ero sopravvissuto al salto dalla scogliera? Non c'era alcun bisogno di trasformarmi in cyborg?
- Non solo non c'era bisogno, ma ti assicuro che non saresti sopravvissuto alla tua trasformazione, se non fossi stato in ottima salute...
Joe sbattette entrambi i pugni sulla scrivania distruggendola.
- “009, siamo stati tutti ingannati dalla BG! Dal primo all'ultimo. E siamo stati tutti incatenati dalla BG. Ma con i nostri poteri possiamo cambiare le catene in un legame di fraternità. Insieme potremo combattere e sconfiggere la Black Ghost. Insieme possiamo costruire un mondo migliore.
Joe rifletté sulle parole di quel neonato. Era spiazzato da quell’implicita richiesta di fratellanza. Gli tornò in mente la frase detta da 002 poco prima
[- Non sono tuo amico.
- Dovresti… e dovresti soprattutto essere suo amico.]
Probabilmente leggendogli nel pensiero, 001 aggiunse
- “Ma questa deve essere una tua decisione. Ora sai e tutto ciò che farai d'ora in poi è nelle tue mani. È per questo che 003 si è consegnata alla BG... perché tu fossi libero di scegliere il tuo destino e non ti dovessi trovare a combattere una battaglia che non volevi!"
[- Te l’avevo detto che sarei restata alla BG finché alla BG ci saresti stato tu…]
001 colpì ancora più a fondo con quelle parole. Joe si chiese se 001 lo avesse fatto apposta. Si voltò verso di lui e lo trovò a tendergli una mano.

 

- Non significa niente per voi che il vostro padrone non si preoccupi affatto di ciò che vi possa accadere?
003 era a terra ferita così come tutti i suoi compagni, ma questo non le impediva di usare le poche forze rimaste per cercare di far ragionare i due 0010.
- Siete consapevoli di quanto crudele e malvagia sia in realtà la Black Ghost? Quelle persone non hanno pietà! Uccidono perfino i loro amici quando non servono più ai loro scopi! Come potete essere fedeli a qualcuno che non si preoccupa di voi?
0010+ si avvicinò lentamente a 003 mentre parlava finché lei non fu ai suoi piedi.
- Che creatura noiosa sei! Provi ad appellarti alla nostra umanità quando non ne resta neanche un brandello!
La guardò con disprezzo.
- Sei inutile! Ti finirò per prima! Hai qualcosa da dire ai tuoi amici prima che ti vaporizzi?
Finì quella frase deridendola. Poi dai suoi occhi partì un fulmine che si riversò su di lei creando un cratere nel terreno.
003 riapparse qualche decina di metri più in là tra le braccia di 009 che l’aveva salvata usando il suo acceleratore.
- 009!
Esclamò sorpresa di vederlo lì.
- Tutto bene?
- Grazie!
Il suo era un grazie così accorato che Joe capì che non voleva solo ringraziarlo per averla salvata, ma soprattutto di essere lì con loro.
- 009… alla fine il burocrate si è rivelato per ciò che è: un traditore!
Joe si rialzò per fronteggiarli.
- Chi lavora per la BG è sua complice ed io non voglio esserlo!
- Allora morirai come tutti i vigliacchi con i loro stupidi scrupoli. Dovresti essere grato alla BG per il potere che ti ha dato e servirla per averne altro. Così magari un giorno potresti essere forte quanto noi… Ahahaha.
Joe sentì la rabbia crescergli dentro. Avevano fatto di lui un mezzo robot, ma non avrebbero fatto di lui uno schiavo.
- Ti schiacceremo, moscerino. E dopo di te, passeremo ai tuoi amici…
Lo minacciarono, ma non fecero altro che renderlo ancora più determinato.
https://www.youtube.com/watch?v=ubRHRk7nrZY
https://www.youtube.com/watch?v=cidMXgv8J84
I put my armor on, show you how strong how I am (Ho messo la mia armatura, ti mostro come sono forte)

I put my armor on, I'll show you that I am (Ho messo la mia armatura, ti farò vedere chi sono)
I'm unstoppable (Sono inarrestabile)
I'm a Porsche with no brakes (Sono una Porsche senza freni)
I'm invincible (Sono invincibile)
Yeah, I win every single game (Sì, vinco tutte le partite)
I'm so powerful (Sono così potente)
I don't need batteries to play (Non ho bisogno di batterie per giocare)
I'm so confident, yeah, I'm unstoppable today (Sono così sicuro, sì io sono inarrestabile oggi)
Unstoppable today, unstoppable today (inarrestabile oggi, inarrestabile oggi)
Unstoppable today, I'm unstoppable today (inarrestabile oggi, sono inarrestabile oggi)

Bretagna sorseggiava un tè guardando fuori dalla finestra della grande casa del dott. Kozumi verso la scogliera sulla cui sommità c’era 009.
- Passa ore su quella scogliera…
- È da una scogliera che è iniziato tutto per lui, s'è tuffato per sfuggire a coloro che lo inseguivano e s'è risvegliato cyborg.
Françoise sorseggiava anche lei tè, seduta sul divano aveva capito benissimo a chi Bretagna si riferisse e non aveva gradito il modo implicito in cui dava del matto a 009. Bretagna si voltò verso di lei. Né lui né Chang avevano mai affrontato l’argomento con lei, ma sapeva benissimo che il loro intervento quella notte era stato deleterio per il loro rapporto. 009 c’era andato pesante quando aveva scoperto il doppio gioco di lei, ma chi non l’avrebbe fatto al suo posto? Chi non avrebbe frainteso? Forse solo loro che la conoscevano da tempo potevano sapere come stavano realmente le cose. Approfittò del fatto che fossero soli per parlarle.
- Da quanto lo conosci?
- Da quattro giorni prima di te.
- Quattro giorni?
- Si, quattro giorni...
- E te ne sei innamorata in soli quattro giorni?
Françoise sollevò un sopracciglio.
- Chi ti dice che ne sia innamorata?
- Se non lo fossi o non lo fossi stata, gli dovresti proprio delle scuse…

Joe era intento a fissare le onde infrangersi ai piedi della scogliera. Era molto simile a quella da cui si era tuffato per sfuggire a quelli che lui credeva delle guardie carcerarie. Anche l'altezza era simile. Perdeva ore a fissarla, a ripensare a come da quel salto nel vuoto la sua vita fosse cambiata completamente. Diventare un cyborg, trovare una nuova collocazione nel mondo. E poi di nuovo una svolta: unirsi ai cyborg ribelli. Era contento della scelta che aveva fatto. Era convinto che era stato giusto così. E poi si trovava bene con i ragazzi, avevano tutti le sue stesse problematiche ed aveva di tutti una stima immensa. In particolare, si trovava molto bene con Albert e con Jet, forse il più simile a lui. Il pensiero dei suoi nuovi amici gli scaldava il cuore. Nota dolente: lei.
Non era ancora riuscito a trovare un equilibrio con lei. Dentro di sé provava ancora rancore per quel suo inutile inganno. Non c'era bisogno di venire a letto con lui per convincerlo a lasciare la BG. Si riteneva una persona ragionevole, se gli avesse spiegato la situazione avrebbe capito... o forse no? Forse aveva dovuto sbatterci il muso contro! O forse... semplicemente voleva farsi solo una scopata e lui la stava facendo troppo lunga... era lui ad averci visto qualcosa in più che non c'era... Sentì un forte senso di delusione. Quell’ultima considerazione proprio non gli piaceva. Sospirò. Conosceva bene quella specie di dolore fisico che provava quando pensava a lei. Era ancora così vivo il desiderio di lei, al suo cuore mancava un battito ogni volta che incrociava il suo sguardo.
Perso nei suoi pensieri non la sentì arrivare finché non gli rivolse la parola.
- Io ti chiedo scusa!
Urlò contro il vento lei. Joe si voltò di scatto. La guardò, sentì forte la delusione per ciò che significavano quelle parole.
A testa bassa le passò di fianco senza guardarla.
- È una storia vecchia. Non parliamone più.
- Non vuoi sapere per cosa?
Si fermò e si voltò a guardarla feroce. Sentì rimontare la rabbia.
- Francamente no. Ti ho già detto che è una storia vecchia. Non parliamone più.
Scandì l'ultima frase per essere categorico. Si allontanò da lei dandole di spalle. Françoise urlò ancora più forte.
- Io non sapevo niente di te! Solo che eri un delinquente evaso di prigione e playboy per giunta! Ma sapevo che ti avevano ingannato e questo mi è bastato per sentirti simile a me, per avere voglia di aiutarti. Tu però ti sei dimostrato molto di più di quello che pensavo di te. Ti ho visto difendermi in ogni modo possibile, ti ho visto regalare i tuoi ultimi soldi, ti ho visto lavorare sodo per ripagare l’ospitalità dei Megaro, ti ho visto inventare un’assurda scusa burocratica per non lasciarmi in mano a 0010, ti ho visto scendere in pista ricacciando la tua timidezza per lasciarmi ballare, ti ho visto mortificato per avermi involontariamente colpito, ho visto la tua generosità, la tua onestà, la tua dolcezza, il tuo senso del dovere, la tua intelligenza. E allora sì, ti chiedo scusa! Scusami perché non mi sono comportata in maniera professionale e sono stata debole! Scusa se non sono stata distaccata e mi sono comportata da essere umano anziché cyborg, ma è tutta colpa tua se mi sono innamorata di te!
Joe sgranò gli occhi di fronte a quelle ultime parole. Abbassò lo sguardo e ripassò a mente tutti i passaggi del monologo che aveva appena sentito. Quando rialzò lo sguardo, 003 stava fuggendo via.
[Mi sono innamorata di te!]
Sentì il cuore prendere a battere a un ritmo incontrollato. Non ci pensò su oltre e prese ad inseguirla. Lei era rientrata in casa, e aveva preso a salire in lacrime le scale. Subito dopo Joe entrò in casa, incrociando Jet.
- Ma che…
- Non ora Jet.
Risalì in fretta le scale e la seguì mentre entrava in camera sua. Col piede le bloccò la porta impedendole di chiuderla dietro di sé.
Fu lui a richiuderla dietro di sé sbattendola più forte di quanto avrebbe voluto.
Lei si spaventò e lo guardava sgranando gli occhi che erano ancora pieni di lacrime.
- Chiariamo subito una cosa.
Le disse con tono grave, forse troppo arrabbiato. Eppure non era arrabbiato, era felice. Era al settimo cielo, ma evidentemente la sua faccia e i suoi toni dicevano altro. Fece un respiro profondo.
- Questa storia del playboy… comincia a irritarmi…
- Io non volevo…
- Lasciami finire. 
La zittì, le si avvicinò, molto. Sospirò, lei era ancora agitata ed evidentemente non capiva quello che lui avesse in mente. Poggiò le mani sui suoi fianchi.
- E poi… perché nessun accenno al fatto che … com’era? Ah sì… bacio proprio bene?
La baciò con trasporto, poi la strinse ancora di più e la baciò con dolcezza. Lei iniziò a rispondere al bacio solo dopo un po’ probabilmente sorpresa e incredula per quello che stava accadendo. Si staccò da lei e la guardò sorridendo.
- Joe…
- Credevo avessi dimenticato come mi chiamavo…
- Mi avevi proibito di chiamarti per nome.
- Credevo mi avessi ingannato.
Lei non rispose, si morse un labbro.
- Promettimi che non ci saranno mai più segreti né bugie tra noi.
Lei annuì e riprese a baciarlo per suggellare quel loro patto.
E il bacio divenne passione e i due divennero uno di nuovo e niente e nessuno li avrebbe mai divisi.

 

© 10/05/ 2015

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